La rassegna teatrale per grandi e piccini dimostra ancora una volta di saper superare la barriera stereotipata dello spettacolo per ragazzi. Questo grazie all’elevata qualità artistica delle compagnie in campo, riuscendo a dialogare con il pubblico in modo eccelso, affrontando temi adulti dal punto di vista dei bambini.
Ne sanno qualcosa gli attori della compagnia teatrale Sparkle Theatre, che con lo spettacolo Folk Rhythms (di Jancho Ivanov) trasportano la tradizione marionettistica bulgara raccontando scene di vita quotidiana, problematiche come il rapporto tra uomo e donna, ma anche fantastico; fra queste «Il viaggiatore» (protagonista un bimbo), «Gocce» (piovendo finiscono in tubi o fiumi tornano al mare e risalgono il cielo, per ricominciare il viaggio da capo). E ancora: «Storia di un bambino e di un pinguino» (le fatiche di un piccino per riportare a casa un pinguino sperduto). In questo collage visivo, accompagnato da musiche jazz ed etniche, arti di diverso genere si incontrano condividendo il linguaggio della musica (lo spettacolo è senza parlato), la danza, gli effetti visivi, usando oggetti di vita contadina come scope, fazzoletti, posate, ceste. Le marionette così create prendono vita grazie alla maestria degli attori, raccontando storie sempre diverse contornate da un’atmosfera incalzante che mette in gioco il pubblico stesso.
La compagnia di Sofia è composta da quattro attori, quasi tutti al femminile: Doroteia Maneva, Gergana Gugova, Milena Stoyanova, Janko Stoyanov. Fondata nel 2011 dalla Stoyanova, marionettista laureata alla NATFA (Accademia nazionale di teatro e film d’arte) di Sofia, il principale obiettivo della compagnia è far conoscere il teatro di marionette ai giovani bulgari e all’estero.
Non c’è teatro per ragazzi senza una rappresentazione fiabesca ma quella riadattata delle compagnie Cassepipe ed Eventeatro hanno fatto dell’originalità virtù. Peau! nasce dalla rivisitazione della famosa fiava francese Pelle d’Asino, nota per la versione di Charles Perrault, conosciuto per aver scritto tra le altre, Cappuccetto Rosso. Le tematiche affrontate sono quelle che caratterizzano le maggiori opere dello scrittore: l’amore impossibile, la ricerca dell’identità. Quest’ultima, nel riadattamento teatrale, insorge solitaria, sempre presente in ogni atto della rappresentazione, impersonificata dalla protagonista.
La storia racconta di una regina che, morendo, si fa promettere dal re che egli non si risposerà se non con una donna più bella di lei. Ma l’unica persona in grado di rivaleggiare con lei quanto a bellezza è solo la sua stessa figlia. Per sfuggire a questa unione incestuosa la fanciulla, su consiglio della sua madrina, chiede al padre come dote degli abiti irrealizzabili (uno color dell’aria, uno color della luna ecc.), ma il re riesce sempre a procurarglieli. Allora la principessa chiede al padre la pelle dell’asino magico la cui lettiera, anziché essere coperta di sterco, è coperta ogni giorno di nuove monete d’oro; ella è sicura che il padre non acconsentirà mai. Invece la pelle dell’asino magico le viene recapitata senza indugio. Così la principessa scappa dal castello e dopo varie peripezie, in cui incontra un personaggio che sfrutta chi ha di fronte (rappresentante la crudeltà, banalità e l’ipocrisia umana) e un “principe” idiota che diventerà il suo biglietto da visita per la libertà e l’identità riconquistata.
Il testo e la regia sono di Vincenzo Manna, con Luca Bondioli, Mariagrazie Laurini, Federico Brugnone. Le compagnie romane sono formate da giovani professionisti del teatro, diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Già vincitori della precedente edizione del festival con lo spettacolo Hansel e Gretel, hanno ricevuto il premio “Otello Sarzi” 2012.
Ultimo, ma non di minor pregio, lo spettacolo (dai 3 ai 99 anni come ci tengono a sottolineare i protagonisti) della compagnia Teatro Allosso: Cubo, un mondo…in scatola. Cubo è clown vestito da mimo. Sempre convinto che gli sfugga qualcosa, senza riuscir a capire che cosa. Vive in una casa in cui gli oggetti prendono vita e attraverso la cui interazione, vive avventure fantastiche all’interno della sua dimora (e di se stesso). In questo viaggio surreale e fantastico, dove un mondo viene “spiato” dal pubblico attraverso uno spioncino. Dal buco della serratura possiamo percepire tutte le magie domestiche del protagonista e le sue emozioni che si trasmettono nella continua interazione con gli astanti. L’elegante attrazione della colonna sonora e la magia della scenografia d’impatto e piena di sorprese, lo rendono un viaggio nell’inconscio umano, dove ognuno di noi è il vascello di se stesso.
La compagnia cremonese, nata nel 2010 in seno all’associazione Alice nella città, è un progetto artistico che cura particolare attenzione ad un linguaggio naturale e quotidiano, i cui lavori sono dedicati al teatro per ragazzi.
Marco Vesperini