‘Voce per la Chirurgia’: “Ancora bloccato l’ambulatorio nella Cittadella del Sole”

Sulla carta un servizio ambulatoriale pubblico e 4 domande di medici per svolgerlo, ma l’Asur temporeggia. “In sette mesi ne l’Amministrazione ne l’Area Vasta sono riusciti a sbloccare questa situazione”. Ma spunta una possibile mozione della maggioranza.

Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO  – ‘Voce per la Chirurgia’, l’associazione di pazienti che combatte per una migliore sanità, denuncia forti ritardi dell’Asur nell’assegnare un posto per un ambulatorio in una struttura pubblica dell’Area Vasta 4; un servizio, sotto la responsabilità del dr. Livini, che dovrebbe essere disposto nella ‘Cittadella del Sole’.

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“Sono quattro i medici che hanno fatto richiesta per quel posto e dopo sette mesi l’Asur ancora temporeggia – denuncia il presidente Gabriella Accorramboni – questo va a discapito dei pazienti che devono fare chilometri in più o rivolgersi a strutture private”. Una problematica non da poco per un paese guidato da un’amministrazione che punta molto sul sociale. Per attivare questo tipo di servizio, oltre ad un medico, vi è la necessità di una figura che gestisca appuntamenti e pagamenti; l’Asur, dopo molte richieste, ha fatto un concorso che però sarebbe stato bloccato dalla Cisl per dei parametri che non sarebbero stati rispettati.

“Da molto tempo stiamo sollecitando gli uffici preposti a sbloccare questa situazione, non viene fornito un servizio pubblico che spetta di diritto ai cittadini”. Il rischio è che non funzionino i servizi ambulatoriali pubblici a tutto vantaggio della sanità privata; quest’ultima sempre più in aumento nel fermano: ‘La Fenice’ a Porto Sant’Elpidio, Palmatea a Fermo, per citarne alcuni. Strutture convenzionate con costi maggiori, sia per i pazienti che per la regione. In un momento di congiuntura economica in cui il bilancio regionale per la sanità ha ricevuto un duro taglio si rischia di minare il diritto alla salute sancito dalla Costituzione.

Ma spunta una mozione della maggioranza sul problema che dovrebbe essere presentata nel prossimo Consiglio comunale. Il relatore è il consigliere del Pd Luca Piermartiri: a dimostrazione che, dopo le molte richieste, qualcosa si sta muovendo.

L’associazione presenterà sabato 26 luglio, alle ore 21.30, presso il ‘Cortile delle magnolie’ di Porto San Giorgio, una commedia dialettale per raccogliere fondi in favore del reparto di chirurgia dell’ospedale di Camerino.

Antonesio Diomedi “Tecnico-cittadino tra i grandi”

“Mi occuperò soprattutto di urbanistica, lavori pubblici e salvaguardia del verde”. Il geometra delle file dell’ex Destra di storace sostituirà il dimissionario Andrea Putzu. “Stiamo preparando una contro-perizia sui lavori previsti per la pineta nord”. E sulla Fim afferma “100 kg di tritolo ben sistemati, tanti sacchi di semi e un bel prato”.

L'ex consigliere Andrea Putzu ed il neo consigliere Antonesio Diomedi

L’ex consigliere Andrea Putzu ed il neo consigliere Antonesio Diomedi

Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO – La prossima seduta del Consiglio comunale è prevista per questo pomeriggio e tra gli ordini del giorno è previsto l’insediamento del nuovo consigliere di opposizione che prenderà il posto di Andrea Putzu: dimessosi per un rinvio a giudizio su alcuni presunte firme false alle politiche del 2013. Il sostituto è Antonesio Diomedi, geometra, militante nelle file dell’ex Destra di Storace, lista che aveva sostenuto l’ex candidato sindaco di Fratelli d’Italia.

Diomedi lei sostituirà Putzu tra le fila dell’opposizione, quale sarà il suo ruolo nell’opposizione?

Il mio compito sarà di occuparmi soprattutto di cose tecniche: urbanistica, lavori pubblici e la cura e salvaguardia del verde urbano. Sicuramente non farò la guerra ai mulini a vento, ma bisogna salvaguardare quello che abbiamo. Vorrei tornare a vedere un paese lussureggiante e splendido, ma per far questo bisogna avere fondi e autofinanziarsi; dobbiamo puntare sul turismo ma non con visioni ferme a trent’anni fa: e poi almeno all’epoca avevamo una spiaggia!

Da quando è stata data la cura del verde pubblico in gestione all’Ecoelpidiense il paese ha un verde in completo degrado. Basta fare un giro per vederlo con i propri occhi.

Riguardo al verde, a settembre dovrebbero partire i lavori per la Pineta Nord: come giudica l’azione dell’attuale amministrazione?

Loro voglio abbattere oltre 50 piante, così facendo cosa ne rimarrebbe della nostra pineta? Dicono che ne piantumeranno altre compatibili con i pini: sono falsità perché quei pini hanno 65 anni e non attecchirà niente su quel terreno. Stiamo preparando in merito una contro-perizia. Se alla forestale dovessero pervenire due perizie in riscontro sarebbe giusto il loro intervento. Questo è un bene comune e l’intervento che dovrà essere fatto su di esso va discusso con tutti.

Domani (ndr. Oggi) si discuterà del regolamento per le commissioni consiliari permanenti, cosa ne pensa in merito?

In un paese civile e democratico, che guarda al futuro, lo scambio di opinioni deve essere alla base di tutto. 

Il nuovo progetto di Piazza Garibaldi doveva essere presentato al pubblico in luglio mentre ora sembra sia slittato a settembre, lei è favorevole all’idea di pubblico-commerciale del sindaco Franchellucci?

La vecchia piazza io l’ho vista solo nelle foto. Sono per una piazza aperta senza palazzi all’interno e so che l’Amministrazione ha rivisto il progetto abolendo lo scempio del residenziale. Rimane la problematica dell’ex-cineteatro che è privato, un nodo che dovrà essere sciolto per primo.

Cosa ne pensa della questione ex-Fim? 

Dico di finirla con lo sventolio delle amministrazioni di grandi progetti: non ci sono i soldi questa è la verità. Inutile cercare di illudere il cittadino con la riqualificazione dell’area ex-Fim. L’Amministrazione dovrebbe far capire alla cittadinanza i compromessi in ballo, chi ci guadagna e quanto ci costa e cosa ci rimane. Abbiamo aspettato vent’anni. Per come la vedo io basterebbero 100 kg di tritolo ben sistemati, tanti sacchi di semi e un bel prato. Una soluzione rapida ed economica. 

Taglio palme, l’esperienza di Porto San Giorgio

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Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO – Due pesi e due misure. È passato un mese dall’abbattimento delle 8 palme storiche di Via Mameli ma la vicenda brucia ancora nella cittadinanza elpidiense; soprattutto dopo l’ultimo Consiglio comunale quando sia il presidente Vitaliano Romitelli che, per ammissione indiretta, il dirigente Lavori Pubblici Stefano Stefoni hanno confermato la mancanza di comunicazione interna alla stessa maggioranza. “Non abbiamo tagliato le altre piante(quelle dietro piazza Garibaldi) perché l’assessore Buono, Romitelli e Ciarrocca si sono messi di traverso”. Afferma quest’ultimo. Il buon assessore ai Lavori Pubblici sembrava egli stesso saper ben poca cosa in quel frangente: peccato di negligenza?

Si è detto che “quello dell’abbattimento è stato un atto dovuto conseguentemente alle richieste delle Ferrovie dello Stato”, nonché per due palme intaccate dal ‘punteruolo rosso’. Sarà una coincidenza ma su quel tratto ci sarebbe una previsione di allargamento dei parcheggi, in vista della variante urbanistica per la nuova viabilità di Piazza Garibaldi.

Abbiamo intervistato Giorgio Raccichini, consigliere comunale di Porto San Giorgio, per sapere come i nostri vicini hanno gestito le “pressioni” di Ferrovie.

Consigliere nella vostra città come avete affrontato la questione degli arbusti posti sul tratto ferroviario?

Il decreto del 1980 parla di divieto di far crescere piante o siepi ad una distanza minore di 6 metri dal tracciato ferroviario. Il punto maggiormente colpito da tale divieto, a Porto San Giorgio, riguarda Viale Cavallotti dove ci sono molti pini storici della città; e abbiamo trovato un appiglio nel fatto che in tale decreto non viene menzionato l’abbattimento come obbligatorietà ma si possono trovare misure alternative per preservare il patrimonio arboreo, come potatura e messa in sicurezza.

Ci sono state ripercussioni di FS?

Nel marzo 2013 Ferrovie aveva diffidato il Comune di tagliare una trentina di pini entro un mese ma non ci siamo piegati. Un’amministrazione deve preservare il suo patrimonio quando può. L’assessore mi ha detto poi che recentemente è arrivata in Comune una multa di 26 € per questa mancata ottemperanza. Non è finita qui quindi; ma quando la cittadinanza e l’amministrazione, che deve tutelare gli interessi di quest’ultima, si battono su questioni condivise, si può fare molto. Noi (ndr. l’attuale amministrazione) a Porto San Giorgio abbiamo scelto di non tagliare a differenza di chi ci ha preceduto. Anche da un punto di vista turistico, dato che molte città della costa adriatica hanno un percorso marittimo formato da pini e palme, sarebbe bene preservare tale patrimonio.

“Ius Soli”, i tempi sono maturi?

Di Marco Vesperini

L’acquisto della cittadinanza italiana da parte di persone extracomunitarie è stato negli anni un tema fortemente dibattuto. Molti sono stati gli slogan nelle varie elezioni da sinistra, eppur oggi, nel 2014, questo paese non è riuscito a dotarsi di una legislazione chiara in merito. Indietro, ancora una volta, rispetto molti altri paesi dell’Unione Europea. 

MACERATA – Come spieghereste ad un bambino che seppur nato in un paese, possiede meno diritti rispetto un suo compagno? Una domanda che sempre più persone si sono poste dato il cambiamento demografico avvenuto negli ultimi trent’anni nel nostro paese.

Abbiamo chiesto al dott. Preci, cittadino albanese che da molti anni vive in Italia, dove ha condotto i propri studi di giurisprudenza, ex membro del Cda dell’Università, nonché da sempre attivo per portare questo dibattito nella società civile, cosa prevede la legge e quali strumenti legislativi si stanno mettendo in atto.

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Gentjan Preci lei vive da molti anni in Italia dove lavora ed ha concluso il suo percorso di studi in giurisprudenza con una tesi sullo “Ius Soli”, perché questa scelta?

La scelta dell’argomento della mia tesi è derivata dal dibattito politico che ultimamente si è acceso in Italia. La situazione in cui si trovano le seconde generazioni (figli degli immigrati nati in Italia) mi ha incuriosito molto e quindi ho iniziato ad approfondire questo tema, oggi di stringente attualità.

Può spiegarci l’importanza di un tema che negli ultimi anni è molto sentito anche nel nostro paese dove le nuove generazioni sono a contatto con cittadini comunitari ed extracomunitari più che nel passato?

Sicuramente è un tema molto discusso negli ultimi tempi, che è stato accantonato perché scomodo, di importanza secondaria per l’agenda politica dei governi susseguitisi negli anni. La disciplina della cittadinanza è regolata dalla legge 91 del 1992 che nasce “già vecchia” in quanto non tiene conto del fatto che l’Italia era non più un paese di emigrazione ma piuttosto di immigrazione ormai; questa legge tutela particolarmente gli italiani che vivono all’estero mentre evidenzia una certa chiusura verso gli stranieri che vivono stabilmente sul territorio nazionale. Oggi, nel 2014, nonostante i nuovi cittadini (le cosiddette seconde generazioni) in Italia siano quasi un milione, non esiste ancora una legislazione in grado di riconoscere loro la cittadinanza e i diritti fondamentali a quest’ultima collegati: I ragazzi/e nati in Italia da genitori stranieri infatti, devono attendere il compimento del 18° anno di età per poter chiedere il riconoscimento di questo diritto, nonostante frequentino le stesse scuole e seguano lo stesso percorso dei loro coetanei italiani.

Cosa ne pensa della riforma di legge sulla cittadinanza portata avanti dal governo Letta? Le linee generali che sembrano saranno contenute nel testo della legge possono dare una risposta reale?

Con la conversione in legge e la pubblicazione in Gazzetta ufficiale (il 20 agosto 2013) sono diventate definitive le norme previste dal cosiddetto “Decreto del Fare” per le seconde generazioni, l’intervento legislativo più rilevante posto in essere da quel governo sul tema dell’accesso alla cittadinanza. Un intervento che, pur semplificando il cammino verso la cittadinanza dei figli dell’immigrazione nati e cresciuti in Italia, non esaurisce la complessità della questione: la sostanza del problema resta invariata e a pagare il prezzo sono coloro che non hanno nessuna colpa, tranne quella di essere nati da genitori stranieri.

Come crede dovrà interagire una legislazione italiana nel contesto europeo? Basti pensare alle ricette varie dei singoli paesi europei, il doppio ius soli di Francia, Lussemburgo, Olanda, Spagna e lo ius soli per residenti previsto per Germania, Irlanda e Regno Unito.

La normativa italiana in materia di cittadinanza è certamente la più restrittiva tra quelle adottate dai Paesi della UE, anche da quelli esposti ad ingenti flussi migratori. Nell’ordinamento Italiano, l’accesso alla naturalizzazione giuridica da parte di un cittadino straniero è ammesso dopo un periodo di residenza di dieci anni, che diventano quasi sempre dodici o tredici per via delle lungaggini burocratiche. Sia in Francia che nel Regno Unito sono invece richiesti cinque anni.

Anche in un paese come la Germania, tradizionalmente legato a un’idea di cittadinanza improntata allo ius sanguinis, così come nella tradizione giuridica italiana, la normativa introdotta nel 2006 ha abbassato a otto anni il periodo di tempo necessario per richiedere la naturalizzazione e ha inoltre notevolmente semplificato le procedure per l’acquisizione della cittadinanza da parte dei minori stranieri nati e/o residenti nella Bundesrepublik.

In Spagna la legislazione è alquanto simile a quella italiana, tuttavia nella prassi, e anche “de iure”, gli ostacoli frapposti all’acquisizione della cittadinanza sono inferiori rispetto a quelli che si incontrano solitamente in Italia. Il punto è che in Italia l’acquisizione della cittadinanza non si configura ancora come un diritto garantito ma rimane una concessione, legata ad una scelta discrezionale della Pubblica Amministrazione competente, con i caratteri di arbitrarietà e insindacabilità che ciò implica. Serve una legge che aiuti l’integrazione degli stranieri, sulla falsariga degli altri paesi europei. Una soluzione potrebbe essere , ad esempio, una scelta legislativa improntata al criterio dello ius soli temperato, in modo che il figlio di immigrati, nato e cresciuto in italia, diventi cittadino italiano dopo aver concluso un ciclo scolastico.

Questo tema spesso viene correlato all’immigrazione, anche nella “Fortezza Europa”, quanto crede che questo incida e come secondo lei?

I grandi processi geopolitici e macroeconomici mondiali in questo momento hanno spostato il baricentro politico ed economico molto lontano dal nostro continente: al centro dei nuovi fenomeni globali ci sono paesi come la Cina, l’India, il Brasile, per citarne alcuni, mentre l’Europa sembra sempre più essere stata ridotta ad un ruolo marginale, schiacciata in una posizione periferica. L’Europa non può pensare di resistere all’impatto di questi fenomeni ripiegandosi su se stessa, arroccandosi nella difesa delle proprie identità, ma è appunto aprendo le proprie frontiere ed affrontando con coraggio i temi dell’immigrazione che essa può aprire nuove prospettive di crescita e di progresso. Occorre puntare su quella grande risorsa che i cittadini extracomunitari rappresentano per i paesi europei, e per far ciò è necessario che questi ultimi arrivino ad una posizione unitaria e condivisa sul tema. Da qui passa la grande sfida del futuro della “vecchia” Europa.

Qual è il suo punto di vista, l’Italia ce la farà a dotarsi di una legislazione chiara in materia?

L’importanza della questione “seconde generazioni” e l’urgenza di una più equa ed avanzata normativa sulla cittadinanza è stata sollevata in più circostanze. Molte sono state le proposte avanzate in parlamento ma manca la volontà politica di approvare una legge organica sulla cittadinanza, che garantisca a tutti i figli degli stranieri, nati e cresciuti in Italia, il diritto di partecipare alla vita politica e sociale di un Paese che è loro ma che li considera “non-cittadini”, “soggetti con permesso di soggiorno”, o “cittadini di serie b”. Recentemente sono state emesse varie sentenze che hanno sottolineato l’inadeguatezza di questa legge; adesso spetta al potere legislativo modificarla. La politica deve prendere atto che i tempi sono ormai maturi.

 

‘Una voce per la chirurgia’ a Porto San Giorgio per la buona sanità

Di Marco Vesperini

PORTO SAN GIORGIO – L’associazione nata per tutelare la buona sanità, dopo l’evento di quest’inverno a Camerino, si sposta sulla costa adriatica con una serata a Porto San Giorgio, il 17 maggio presso il Teatro comunale. Abbiamo intervistato la presidente Gabriella Accoramboni.

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Quali sono le motivazioni che hanno spinto tanti pazienti della Provincia di Fermo e Macerata ad associarsi per promuovere la buona sanità?

I soci firmatari sono quasi tutti o pazienti o familiari, quindi c’è sempre un legame derivato dall’esperienza che hanno avuto con il reparto chirurgico di Camerino. Ma anche al momento che stiamo vivendo della politica dei tagli alla sanità.  I cittadini si sono mossi per tutelare una struttura, come quella di Camerino, che funziona in modo ottimale. Le risorse mancano ma c’è anche purtroppo una gestione di interesse e alle volte sono in gioco dei favoritismi di un primario rispetto ad un altro, quando si dovrebbe fare un discorso di ottimizzazione sulla qualità delle strutture.

C’è un problema di fondo, con i tagli non esisterà più la figura del primario, e tante figure di rilievo potrebbero andare via preferendo il privato al pubblico. Stanno prospettando di fare dei poli di specializzazione, creando delle reti di spostamento tra i medici specializzati dette “reti cliniche”. Da questo punto di vista c’è il rischio di perdere la continuità nel seguire un paziente, una dispersione che potrebbe rivelarsi dannosa.

L’ospedale di Fermo sta ampliando sia la sua struttura sia l’organico, eppure in questi anni molti pazienti hanno preferito spostarsi nel maceratese e a Camerino. Come si spiegano questi flussi crescenti? 

I reparti li fanno le persone. Molti pazienti, non essendo soddisfatti di alcune strutture, hanno preferito affidarsi nelle mani di chi invece li ha trattati meglio. Un’altra problematica riguarda il fatto che, secondo le ultime disposizione legislative, chi fa ambulatorio privato ed è un medico di una struttura pubblica, deve effettuare tale servizio sotto l’Asur. Purtroppo però la burocrazia e non solo rallenta certi meccanismi, e ne è un esempio quello del dott.Catalini (ndr. Primario di chirurgia di Camerino) che da Fermo si è dovuto spostare in una struttura privata come la Crisalide, quando ha diritto ad una pubblica come ad esempio la Cittadella del Sole, dove ha fatto richiesta. Anche questo è emblematico perché alla Crisalide si pagano comunque 100 euro per accedere ad un servizio medico.

Al momento la problematica che riguarda l’Asur per questo ambulatorio è la mancanza di un assistente per l’ambulatorio. E questo ricade sui pazienti che per medicazioni o visionare una t.a.c. devono pagare l’accesso ad una struttura privata.

Avete intenzione di coinvolgere aziende private per iniziative di raccolta fondi?

Si, sicuramente. Ci sono alcuni nostri associati che da questo punto di vista ci hanno rassicurato molto. Abbiamo in mente molte iniziative di raccolta fondi, soprattutto per acquistare strumentazioni e medicinali perché sembra assurdo ma alle volte ci sono problemi per avere l’antibiotico per esempio. Però per quanto ci sia molta buona volontà ci siamo scontrati con la burocrazia. Abbiamo avuto problemi per essere riconosciuti come Onlus, abbiamo lavorato per l’iter con l’Agenzia delle entrate in cui chiedevano anche la convenzione con l’Asur. Ma nel momento in cui siamo andati a chiederla ai dirigenti dell’Asur ci sono stati dei problemi di comunicazione, così ci hanno detto, per cui dopo 20 giorni che ancora l’Agenzia delle entrate non aveva ricevuto questo documento hanno fatto decadere l’atto. Abbiamo dovuto far ripartire l’iter dal punto di vista del volontariato. La volontà è forte e vogliamo fare una cosa buona quindi non ci fermeremo.

Le Amministrazioni come hanno risposto alla vostra chiamata?

I giornali e le università ci hanno appoggiato, le amministrazioni un po’ meno per ora ma speriamo che quando si svilupperà la cosa ci sia un contatto maggiore. L’unico è stato il sindaco di Porto Sant’Elpidio per quando riguarda l’ambulatorio presso la Cittadella del Sole, anche se ancora non c’è una risposta certa.

Ora abbiamo organizzato questa iniziativa il 17 maggio presso il teatro comunale di Porto San Giorgio, sia perché tanti nostri associati provengono dal fermano, sia per chi non è potuto venire questo inverno a Camerino. Una serata per far conoscere l’associazione e per portare le nostre esperienze personali e le iniziative che vogliamo attuare per promuovere una buon sanità che deve essere difesa.

Un anno di Team Atletica

Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO – Primo giro di boa per la società del Team Atletica Porto Sant’Elpidio che lo scorso week-end ha compiuto un anno di attività. Tutti riuniti per i lieto evento, bambini, ragazzi, genitori. Si respira l’aria conviviale della festa e sorride il presidente, nonché allenatore, Leonardo Paci. “Siamo riusciti a rendere la “struttura” più umana possibile, abbiamo formato un gruppo compatto ed è quello che ci eravamo prefissati”. I ragazzi hanno festeggiato mister Paci con un video divertente in cui traspare tutto l’attaccamento.

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Com’è il bilancio personale e del gruppo di questo primo anno?

La mia prima era una figura prettamente tecnica ma fare anche il presidente è completamente differente. Ho scoperto che ti impegna totalmente, in un campo poi che non è il mio. E devo ringraziare Renato Bruni e altri presidenti nella regione che mi hanno dato qualche consiglio per andare avanti. Noi vogliamo essere un’entità non uguale alle altre seppur piccola.

L’Amministrazione comunale ha rinnovato il vostro contratto? come vi ha aiutato?

Ci hanno rinnovato il contratto e devo ringraziare l’assessore Milena Sebastiani che mi ha convinto a intraprendere questa sfida; con il suo aiuto e quello dell’Amministrazione possiamo fare molte cose, il campo rimane questo e ci hanno anche dato un contributo per il settore giovanile. Per ora ci stanno vicino quindi devo ringraziare lei e il Comune di Porto Sant’Elpidio.

Collaborate con le altre società sportive? Come vi rapportate con loro e quali peculiarità vi differenziano?

Noi siamo l’unica società di atletica leggera, a Porto Sant’Elpidio, che fa un’attività di settore giovanile. un settore assoluto e speriamo di allargarla anche agli amatori. Nonostante che sia il primo anno abbiamo ottenuto dei podi: Paci Mattia, Lorenzo e Leonardo Mancini, Gabriele Rinaldi, Luca e Gianni Virgili. Il fiore all’occhiello è stata la vincita della staffetta svedese contro una forte squadra come quella Sambenedettese.

Un piccolo neo è il settore femminile che rimane più restio a partecipare alle gare seppur vengano ad allenarsi, salvo qualcuna.  Abbiamo un 40 % di esordienti ed avere un buon vivaio è importantissimo.

Quali sono le gare che avete ora davanti?

Al contrario dello scorso anno abbiamo partecipato a due campestri (i cadetti), più abbiamo partecipato agli indoor di Ancona ottenendo un buon risultato perché l’allievo Gianmarco Belletti ha ottenuto il minimo per i campionati italiani; è uscito al primo turno ma li c’era una concorrenza spietata. Questo a dimostrazione che in questi due mesi abbiamo lavorato bene.

Mattia Rinaldi è il nuovo segretario cittadino di Sel

Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO – Sinistra Ecologia e Libertà ha scelto Mattia Rinaldi come nuovo coordinatore per Porto Sant’Elpidio. Il circolo in sede di congresso, presieduto dal coordinatore provinciale del partito Roberto Vallasciani, ha rinnovato la carica prima affidata all’ing. Mario Galieni, traghettatore della fase costituente nonché della sfida elettorale per le amministrative. 22 anni, laureando in Lettere e Storia all’Università di Macerata, fresco dell’elezione all’assemblea regionale di Sel e candidato alle precedenti elezioni amministrative, è la figura scelta dal circolo elpidiense per uscire dalla “politica dell’isolamento”.

Come hai vissuto la scelta del circolo di Sel, ti senti pronto per questo compito di responsabilità?

Ancora devo metabolizzare il tutto. Siamo arrivati a questa scelta attraverso il tipico approccio collegiale insito nella natura di Sel. Il tournover ha permesso il passaggio del testimone attraverso un congresso nel modo più trasparente possibile. E mi è stata confermata la fiducia che mi è stata data con l’elezione all’assemblea regionale del partito. Certo cambiano molte cose, sia per la responsabilità che per le iniziative che vogliamo fare. Dobbiamo ricominciare una nostra strada dato che purtroppo Sel è rimasta molto in penombra dopo le ultime elezioni amministrative.
Credo sia molto difficile in questo periodo essere di sinistra perché non abbiamo la stessa capacità camaleontica che alle volte hanno certi partiti che riescono a svincolarsi e dare un colpo alla botte e uno al cerchio. Noi non siamo di centro e abbiamo dei paletti precisi. Diciamo la realtà, cioè che c’è la crisi e si aggrava sempre più, la grande disoccupazione giovanile, la disaffezione alla scuola, il problema ambientale con tutto quello che ne deriva. Anche riallacciando un dialogo con i partiti di sinistra.

A livello nazionale Sel ha preso una strada di avvicinamento al Partito Democratico, a livello locale cosa avverrà?

Noi alle elezioni amministrative non abbiamo avuto modo di allearci con il Pd per via di situazioni pregresse che non possono essere omesse. Ma detto questo è impossibile rimanere isolati che non porta da nessuna parte. Noi dobbiamo fare un progetto per poter capire quali parti saranno interessate.
Per quanto riguarda per esempio la proposta di redigere un registro cittadino delle coppie di fatto noi ci siamo spesi per la sua approvazione. La situazione che è venuta a crearsi con la mozione del Movimento 5 Stelle sulla proposta di redigere il registro da quello che ho capito c’è stato un problema riguardo al regolamento. Sulla bocciatura da parte della maggioranza a prescindere perché fatta dai grillini non mi sento di esprimermi nel merito. So che verrà presentata al prossimo Consiglio Comunale e vedremo come andrà. Già posso dire che pensiamo di fare un’iniziativa insieme ai Giovani Democratici e al Partito Democratico per spiegare alla cittadinanza l’importanza di questa battaglia. E sarei felice che anche i 5 Stelle, dato che l’avevano nel proprio programma elettorale, possano partecipare a tale iniziativa.

Quali altre iniziative pensate di presentare alla cittadinanza nel prossimo futuro?

Un’altra è quella del testamento biologico che è stata già discussa ed approvata a Fermo ed ora a Porto San Giorgio. Credo che i diritti civili toccano tutti. Il testamento biologico è stato criticato perché è visto da alcuni come una morte con scappatoia ma questo non è assolutamente vero. La volontà di cosa fare con la propria vita deve essere rispettata. Come bisogna rispettare la visione di chi è contro ma bisogna cercare di discuterne per l’importanza di un tema etico così delicato.

Come concilia l’idea di consumo del territorio di Sel con quello del Pd e di questa Amministrazione?

La conciliazione con il Pd non deve avvenire per forza. Noi abbiamo fatto dello stop di consumo del territorio un punto fermo del programma elettorale, ed è stato uno degli ostacoli per cui siamo corsi da soli in campagna elettorale. E siamo contro alla strumentalizzazione delle riqualificazioni usate come pretesto per costruire un po’ ovunque. Penso però a Piazza Garibaldi dove il Sindaco si è messo in una situazione in cui dice io il palazzo in piazza com’era prima non lo faccio più, può essere un input alla riconciliazione. Non sarà quindi su tutte le proposte ma dobbiamo trovare i presupposti per cui si crei un dialogo. Precostituirsi fin dall’inizio una visione in cui nessuno vuol dialogare è stupido e deleterio quindi io con i miei compagni lo porteremo avanti fin quando sarà possibile.

Vi riproponiamo la video-intervista fatta a Mattia Rinaldi durante la scorsa campagna elettorale per le amministrative di Porto Sant’Elpidio.

Post It Pse chiama, Franchellucci risponde. L’intervista al sindaco

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Di Marco Vesperini e Riccardo Marchionni

Successivamente alla cacciata di Scotucci lei aveva detto che avrebbe rimesso mano agli assessorati solo dopo l’approvazione del bilancio preventivo. Eccoci arrivati, ha in mente anche di redistribuire le deleghe?

Da questa settimana cominciamo a fare gli incontri con i segretari delle liste che sono in maggioranza. Siccome è passato molto poco tempo, a me non piace stravolgere completamente il sistema delle deleghe, magari dopo due anni e mezzo di lavoro, più o meno a metà mandato, puoi dire se uno ha lavorato bene o meno. Quello che dirò ai segretari politici è che vorrei mantenere lo stesso impianto.

La delega alla cultura rimarrà alla Leoni? Perché anche dalle iniziative culturali fin’ora proposte si capisce che ad occuparsene è di fatto la Pasquali, vedi il cinema all’aperto della scorsa estate.

Io vorrei cercare di mantenere la cultura separata dall’istruzione e dalle politiche giovanili, però se dal dialogo viene qualcosa di meglio vediamo. Comunque vorrei mantenerle così soprattutto per le persone, almeno per dare il tempo di lavorare.

Sarà Buono l’assessore che entrerà in giunta in quota Patti chiari?

Non lo so non mi hanno fatto proposte neanche loro. Non mi hanno dato una rosa dei nomi.

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Parlerei della situazione del maltempo, la mareggiata, la salvaguardia della costa, la darsena ecc. I due pennelli erano previsti nel progetto darsena, soprattutto quello al fosso di Castellano era propedeutico per la costruzione della darsena.
Il sentore di parecchi è che in realtà il progetto doveva essere più lungo con scogliere che si estendevano tra i due fiumi, secondo lei sarebbe stato un progetto buono, che avrebbe dato i suoi frutti? Nel frattempo c’è un piano a medio-breve termine per arginare questo problema?

Sarebbe stato meglio avere una protezione su tutta la costa, ma purtroppo non bastavano le risorse. Allora c’era l’emergenza della zona sud, e quindi si è deciso che i soldi si sarebbero spesi per la zona sud. La situazione non era grave come adesso.
Le direzioni d’azione sono due. L’altro giorno l’avvocato che segue il contenzioso è stato a parlare col giudice, perché il 31 dicembre scade il termine dato dal tribunale per effettuare la perizia da parte del Ctu. Ha chiesto al giudice che immediatamente sblocchi l’area di modo che noi con soldi nostri andiamo a completare, cioè ricaricare le altezze degli scogli e prendere materiali dal fiume per il ripascimento. Ma dico con certezza che quel lavoro non basta più. Con Annalinda ormai due mesi prima delle mareggiate ci siamo iniziati a muovere in maniera veloce con dei comprovati specialisti tecnici per individuare il soggetto migliore per fare un nuovo studio su tutta la costa, da sud a nord.
La settimana scorsa sono stato a parlare con Spacca. Loro entro il 2015 vogliono rifare il piano di sicurezza del litorale, quindi ogni comune presenterà la propria proposta di modifica. Questo è il presupposto per chiedere i finanziamenti, non possiamo pensare di fare un opera del genere senza i soldi della regione.
Il tecnico certifica che la situazione è drammatica, in modo che la regione capisca la nostra necessità, e su quello si tara l’intervento. La soluzione ce la dobbiamo far dare da chi queste cose le capisce. Ormai dopo quasi dieci anni la situazione della costa è cambiata quindi serve uno studio sulla situazione attuale.

La darsena sarà compresa nel piano di salvaguardia? Sarà considerata? In pratica, il pennello di castellano va via subito o no?

Se nella progettazione si capisce che il pennello crea problemi di erosione verrà levato. Se devo dirti però se la darsena verrà fatta oppure no, non posso perché è troppo presto per dirlo. Noi naturalmente al progettista diremo che lì c’è la previsione di una darsena. In campagna elettorale l’ho detto mille volte, lì c’è un percorso molto lungo poi bisogna trovare gli investitori, io oggi non vedo un clima fervente di proposte accettabili.

Però tutte le cose propedeutiche sono state fatte, la strada e il pennello ci sono.

La strada non è propedeutica per la darsena, quello è un intervento che sarebbe stato fatto comunque, non si poteva prescindere dal fare una strada nella zona nord.

Il problema infatti non è strada si o strada no, ma il fatto che sta attaccata alla ferrovia e crea una zona pericolosa vicino al sottopassaggio(tanto che l’estate scorsa è morta una ragazza proprio lì), che si poteva fare più verso mare.

Forse è stato scelto di farla attaccata alla ferrovia perché altrimenti si doveva fare un esproprio maggiore, quella è tutta terra privata. Comunque i dossi sono già arrivati, li installeremo entro natale.

Riguardo l’Ecoelpidiense, si è visto che soprattutto durante le feste aumenta la quantità di grigio e quindi il costo da pagare, è previsto un piano per risolvere questo problema?

Io lo proposi e Scotucci ci lavorò moltissimo su questo: vogliamo far acquistare materiali biodegradabili a chi organizza le feste da noi patrocinate. Le associazioni di quartiere sanno che quest’anno per avere il patrocinio e per fare le feste dovranno dimostrare di usare materiali biodegradabili. È al vaglio degli uffici un regolamento per le “feste bio” che approveremo al più presto in giunta. Questo è un pacchetto “feste non selvagge” che stiamo mettendo a punto: prima tiriamo fuori un calendario delle feste e iniziative storiche di modo che se c’è qualcun altro che vuole organizzare qualcos’altro, lo deve fare rispettando il calendario ed in più dovranno rispettare le regole sul materiale biodegradabile. Anche per i palchi ci sarà un regolamento.

I palchi saranno alcuni fissi ed uno mobile, giusto?

Si. Uno sarà alla pineta, uno a villa Murri, ed uno all’Orfeo Serafini. Poi il quarto palco girerà nelle feste di quartiere. Per far funzionare bene questo sistema ne servirebbe un quinto, infatti molto probabilmente lo metteremo a bilancio.

Il montaggio e smontaggio dei palchi lo fa la piramide?

Abbiamo il montaggio e smontaggio gratuito di 15 palchi derivante dal bando per le palestre. Ma noi nel regolamento prevediamo un’esternalizzazione per il resto dei montaggi. Se stiamo sotto ai 40mila euro lo affidiamo direttamente, se è di più faremo un bando. Gli operai in quei mesi faranno la manutenzione che serve alle scuole al verde ecc. invece di montare e smontare palchi e casette.

Per approfondire sul contratto dell’Ecoelpidiense, in pratica si riapriranno le isole ecologiche?

Non è una riapertura, è il fatto di ragionare di trovare delle zone dove poter conferire direttamente il materiale in modo molto tecnologico. È un cambio totale di mentalità, proprio per questo se si partisse con questa modalità bisogna dire come cominceremmo a fare questa cosa. Cominceremo con i commercianti perché sono quelli che si lamentano di più per la differenziata, anche perché un commerciante una macchina ce l’ha. In questo modo li puoi sgravare avendo dei risparmi però devono conferire in maniera diretta. A Bressanone lo fanno tutti, anche i cittadini. Le hanno messe in zone di visibilità assoluta, sotto un monumento tutelato dalla sovrintendenza, perché serve un luogo di visibilità massima, non nascosto dietro qualcosa.

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Per quanto riguarda la pista di pattinaggio sul ghiaccio invece, tralasciando il fatto che è iniziato il montaggio senza la necessaria delibera, un’altra cosa ci preoccupa. Nella convenzione e nella delibera è previsto che la società, in cambio di quello che il comune dà, garantisca un buono sconto del 50% a tutti gli studenti di ogni ordine e grado. Abbiamo scoperto però che questo è uno sconto una tantum ed è valido fino al 20 dicembre esclusi i giorni festivi e prefestivi. Poi c’è il Conad di via Caserta che restituisce l’altra metà del biglietto con una spesa minima di 50 euro. Entrambe queste cose non erano previste nella delibera e nella convenzione. Questo sconto sa di truffaldino, che significa che dal 20 in poi noi non paghiamo più la corrente? 

Si sarebbe potuto fare meglio? Probabile. Lì più che altro è il rapporto che lega l’amministrazione con il soggetto in questione, tu gli concedi di fare l’attività poi vedono loro il modo in cui si organizzano e fanno convenzioni. Si poteva governare meglio, però questo ci servirà per far meglio i prossimi anni.

Riguardo al bosco di villa Baruchello, c’è un piano per superare l’invernata, per mettere in sicurezza le piante?

Nel periodo invernale non si possono fare i lavori, ora c’è l’Ecoelpidiense che sta pulendo e mettendo a posto, poi lo stiamo dando in gestione all’associazione di quartiere Marina Picena. L’Ecoelpidense fino al 2020 è autorizzata a prendere e trattare i rifiuti, alla luce di questo sollecitati da parte nostra sono andati là ed hanno pulito.
Capisco che prima di darla in affidamento a chiunque sia necessario che prima alcune parti progettuali vengano fatte. Prima di natale facciamo tutto, sia l’affidamento che l’altra parte.
Anche la pineta va in giunta. Siamo pronti con il progetto esecutivo, la provincia ha dato l’ok, lo porto in giunta la settimana prossima dopo il parere del demanio. Metteremo dei cartelli espositivi per spiegare il tipo di intervento che viene fatto, così per la primavera concludiamo.

La storia di Mariella Martellini, allontanata dal Samaritano per il suo bene

Di Marco Vesperini e Riccardo Marchionni

Si fa sempre più calda la situazione intorno alla Caritas cittadina, infatti dai commenti al nostro ultimo articolo è emersa la storia di Mariella, una volontaria allontanata dall’associazione per essere protetta. Mariella e suo marito Lamberto sono stati per anni colonne portanti della storica pesca benefica di San Crispino. Siamo andati a trovarli per verificare quanto affermato dalla signora sul nostro blog riguardo l’allontanamento dall’associazione. “Mi è stato imposto, e chiedendo il perché la risposta è stata “è l’unico modo per proteggerti”. Non dagli utenti, ma da qualcuno all’interno dell’associazione stessa. Non ho mai saputo, nonostante avessi il diritto di sapere e di salvaguardare la mia persona, chi fosse il pericolo da cui stare lontana. Mio marito, allontanata me, abbandonò il servizio”. Parole dure quelle della signora, rispettata e molto conosciuta a Porto Sant’Elpidio.

Signora Mariella ci può raccontare la sua storia all’interno del Samaritano?

Io e mio marito siamo stati volontari per tredici anni nell’associazione, facendo parte anche del direttivo. Fino all’anno scorso sono stata responsabile della pesca che l’associazione fa annualmente in occasione della festa del patrono. Il tempo che dedicavo all’associazione riguardava anche la consegna dei pacchi e i rapporti diretti con gli utenti. Ho sempre cercato di svolgere i miei compiti al meglio, facendo sentire il calore umano e la mia vicinanza a quelle persone che versavano in condizioni difficili per le cause più disparate. Proprio in occasione della pesca di San Crispino del 2012, è successo che inizialmente sono stata tenuta al margine nell’organizzazione, e poi sono stata attaccata ed umiliata pubblicamente da un responsabile dell’associazione quando, chiamata dal presidente, mi sono presentata per dare una mano(erano presenti alcuni membri dell’associazione ed altra gente). Successivamente a questo episodio il presidente mi ha imposto di lasciare l’associazione perché a suo dire (cito testualmente) era “l’unico modo per proteggerti”. Alle mie richieste di spiegazioni, non ha mai voluto rispondere. Il presidente avrebbe dovuto difendermi e tutelarmi in quanto membro del direttivo, invece di invitarmi ad andarmene. Avrebbe dovuto prendere una posizione chiara e decisa, invece di mortificare anni di sacrifici all’interno dell’associazione. Ora so con certezza da dove viene la minaccia, ma non capisco come ed in che modo potrebbe farmi del male questa persona. Senza parlare del fatto che a chi chiede di me viene detto che ho dei problemi di salute. Questo lo trovo scandaloso. Ci sono stati un paio di mesi, quando abbiamo ristrutturato casa, in cui ho dovuto diminuire la mia presenza in associazione, dato che i lavori mi hanno tenuta impegnata e mi ero un po’ debilitata, ma dire in giro che sto male mi sembra a dir poco eccessivo. Non voglio più che questa scusa venga utilizzata per non dover dire alle persone che sono stata allontanata senza alcuna motivazione valida. Infine voglio fare una richiesta al presidente: cosa avrei fatto di tanto grave da dover essere allontanata? Se vuole darmi delle spiegazioni, anche dopo un anno d’attesa sono disposta ad accoglierle.

Dentro “Il Samaritano”, intervista al presidente Panetta

Di Marco Vesperini e Riccardo Marchionni

PORTO SANT’ELPIDIO – Successivamente al nostro articolo riguardante una problematica riscontrata nella gestione del furgone del “Samaritano”, abbiamo incontrato il presidente di tale associazione di volontariato.

Arrivati in Via del Palo siamo stati accolti dal presidente in carica Antimo Panetta, dalla sua signora, e da un altro membro del direttivo.

Abbiamo constatato come i locali dell’associazione, retrostanti la struttura polivalente della Croce Verde, siano molto ampi: un ingresso, due uffici, un magazzino con due celle frigorifere, un refettorio da 30 posti, un locale di smistamento dei pasti, un comparto sanitario con bagni e docce, un nuovo magazzino ristrutturato dai volontari.

Il magazzino

Il magazzino

I volontari

L’associazione comprende una decina di volontari, alcuni fissi: Dino Pasquali (ex assessore ai Servizi Sociali e padre dell’attuale ass. all’Urbanistica Annalinda Pasquali) e Carlo Lattanzi, i quali fanno anche accoglienza d’ascolto per gli utenti; il diacono Sergio Stacchietti, mandato in aiuto dalla diocesi e da essa stipendiato, opera tutti i giorni presso l’associazione; e gli altri volontari come il consigliere Daniele Stacchietti, figlio del primo e impegnato nell’aiuto per le problematiche legali degli utenti, una psicologa che dona il suo contributo qualche ora a settimana, l’assistente sociale Alice Ciccolini impegnata nella realizzazione di progetti.

Manca un ricambio generazionale dei volontari purtroppo” afferma il presidente, che si lamenta della poca conoscenza dell’associazione, seppur trentennale, tra la popolazione. “Avevamo fatto richiesta al Comune per il bando del Servizio Civile ma è stato rimandato a febbraio 2014 perché sono a corto di risorse”. Per fare un paragone, i volontari della Croce Verde sono moltissimi, e a volte anche sottoutilizzati.

Azioni svolte

Il grosso del lavoro al Samaritano viene svolto nella consegna di generi alimentari, la maggioranza derivanti dall’Agea (ex Aima, l’ente che gestisce i fondi europei per le derrate alimentari). I “pacchi” vengono distribuiti ogni giovedì a circa 450 utenti, previa presentazione di un Isee, e in questi tempi di crisi si presentano anche molti connazionali. “Riscontriamo problemi non solo derivanti dalla povertà economica, ma anche dal fatto che veniamo a contatto con persone che non sanno gestirsi -dichiara Panetta. Col tempo sono aumentati molto gli utenti italiani e ho l’impressione che noi vediamo soltanto la punta dell’iceberg: ci sono moltissime persone che non riescono a chiedere aiuto perché si vergognano”. Da qui il progetto che verrà presentato alle associazioni di quartiere per delle segnalazioni dei casi di difficoltà. Un’azione importante soprattutto in un momento come questo, in cui il 60% degli italiani conosce almeno una persona con problemi economici di tipo alimentare.

L’associazione si occupa anche della raccolta e distribuzione di vestiario il quale “fortunatamente non manca mai, ed il servizio è organizzato ottimamente grazie all’aiuto di alcune volontarie” afferma la signora Biagioli.

E non solo, l’associazione dispone di 6 posti letto di prima emergenza situati al secondo piano della Casa del Volontariato, e gestisce per conto del Comune due mini appartamenti, uno per un nucleo familiare e uno per uomini soli. Attualmente entrambi sono occupati e il “maggiore” è occupato da una famiglia italiana. “Noi direttamente non abbiamo mai mandato nessuno negli appartamenti, tutto viene fatto tramite delle segnalazioni dei Servizi Sociali”.

Il refettorio

Il refettorio

L’associazione aveva all’attivo quasi cento mila euro alla chiusura dell’anno 2012, derivanti per lo più dai 125000 euro di finanziamenti regionali per l’accoglienza dei profughi. Con tali finanziamenti sono stati pagati inoltre lavori di ristrutturazione, utenze, i rimborsi dei volontari, ed anche quei generi alimentari di difficile reperibilità o più costosi, come quelli per l’infanzia.

I soldi vengono anche utilizzati per il pagamento di bollette, rate di mutui o assicurazioni per quelle persone che rischiano di perdere la casa e versano in situazioni di instabilità per la perdita del lavoro. “Non diamo mai soldi liquidi alle persone, andiamo direttamente noi a pagare la bolletta”.

Il furgone

Il furgone

Il furgone e le scommesse

Il furgone del Samaritano, viene gestito dal direttivo, che lo ha affidato in uso ad un paio di utenti, uno dei quali è stato al centro di un nostro articolo. Abbiamo riscontrato in lui, tramite ripetute segnalazioni, una forte dipendenza dal gioco. La sua storia è stata piena di difficoltà: salvato dai volontari del Samaritano da una situazione di abbandono, portato negli uffici del patronato per la richiesta di una pensione che tutt’ora percepisce, ha prima alloggiato in uno dei due mini appartamenti per circa un anno ed ora è ospite fisso degli alloggi di prima necessità alla Casa del Volontariato. Ora il suo apporto all’associazione è diventato fondamentale, in quanto realizza in prima persona vari lavori, tra i quali: riparazioni, imbiancamento, trasporto merci, aiutando così l’associazione a risparmiare compiendo i lavori in economia.

Il presidente ci ha rivelato che era a conoscenza di questa problematica già da un anno (confermando che nel nostro articolo avevamo visto giusto, a dispetto anche di chi non credeva a ciò che abbiamo scritto). Provando anche a parlare con il gestore del bar(che ha minimizzato il problema) non si è riusciti a modificare una situazione che poteva portare a delle conclusioni spiacevoli. Qualche mese fa il direttivo si è espresso per un’operazione “trasparenza”, affiggendo sul furgone i simboli dell’associazione, “perché non abbiamo niente da nascondere”- dichiara il presidente. “Quella di lasciare il furgone al volontario è stata una scelta umana del direttivo. Non è che finito il servizio possiamo dirgli: adesso lasci il furgone e torni a casa a piedi. Poi quello che fa al bar noi non lo possiamo sapere con certezza”, ha concluso il presidente Panetta.

Il disagio

Dalle parole di Panetta abbiamo capito che il disagio che l’associazione si trova di fronte è troppo grande da combattere e vincere con la “forza” che ha adesso. Principalmente per mancanza di “personale”, cioè di volontari che mettano a disposizione il proprio tempo e la propria professionalità per aiutare le molte famiglie di Porto Sant’Elpidio che si trovano in difficoltà.

Per esempio la persona in questione avrebbe bisogno di un aiuto psicologico per superare la dipendenza da gioco d’azzardo, che ormai e purtroppo ci siamo abituati a sopportare perché dilagante nel nostro paese.

L'entrata della sede principale

L’entrata della sede principale

Il conflitto d’interesse

Abbiamo chiesto inoltre ai tre volontari come fosse andata a finire la questione uscita fuori in campagna elettorale, in cui l’allora candidato sindaco Andrea Putzu accusava: “alla Caritas si fa campagna elettorale con pasta e santini”.

Io come presidente mi sono sentito in dovere di rispondere negando assolutamente le affermazioni di Putzu, e ci siamo riservati la possibilità di azioni legali, che però mi sembra non siano mai partite” -afferma il presidente Panetta, e continua- “mi sono imposto con le persone coinvolte nella campagna elettorale per lasciar fuori dal Samaritano le questioni politiche, un volontario che era candidato si è per così dire “ritirato” in quel periodo, e Dino Pasquali si è visto poche volte”. Proprio Dino Pasquali e anche Sergio Stacchietti sarebbero stati i bersagli dell’accusa di Putzu, visto che sono i genitori rispettivamente di un assessore e di un consigliere di maggioranza. L’accusa è stata fatta, le conseguenze legali non ci sono state, ma il conflitto d’interesse di Stacchietti figlio e Pasquali figlia rimane, perché da una parte i due amministrano la città, e dall’altra gestiscono indirettamente gli aiuti per una fetta di popolazione abbastanza grande(intorno ai mille utenti, sommando le persone coinvolte nei vari tipi di aiuto) ed in netta difficoltà, che in periodo di elezioni potrebbe diventare un ghiotto bacino di voti.

Riflessioni

Lo scopo principale di quest’associazione è quello di rimettere in carreggiata gli utenti di cui si occupa, facendo così in modo che non debbano più avere il bisogno di essere aiutati. “Certamente questo è un compito difficile da portare a termine, tanto più -dice il presidente Panetta- se ci troviamo a compiere quest’opera in pochi”, e lancia un appello a tutta la cittadinanza invitando più persone possibile ad avvicinarsi al “Samaritano”.

Una cosa è chiara: l’associazione si occupa di aiutare una fascia di popolazione estremamente bisognosa e purtroppo in aumento. Le iniziative messe in campo sono tante(raccolta e distribuzione di cibo, di vestiti, di aiuti monetari ecc.), le strutture in gestione sono parecchie(refettorio da trenta posti, due appartamentini, un alloggio d’emergenza per una decina di persone ecc.), ma i volontari(quelli che devono gestire il tutto) sono pochi, anzi sono in calo rispetto agli anni passati.

Anche a causa di ciò si possono creare situazioni imbarazzanti o spiacevoli. Per risolvere tali problematiche e per aiutare nella sua opera quest’associazione ognuno di noi può fare del suo: facciamolo!

Il bilancio sociale 2012 dell’associazione “Il Samaritano”:

Bilancio-sociale2012

Foto: https://www.facebook.com/ilsamaritanoonlus/photos_stream