Di Marco Vesperini e Riccardo Marchionni
PORTO SANT’ELPIDIO – Successivamente al nostro articolo riguardante una problematica riscontrata nella gestione del furgone del “Samaritano”, abbiamo incontrato il presidente di tale associazione di volontariato.
Arrivati in Via del Palo siamo stati accolti dal presidente in carica Antimo Panetta, dalla sua signora, e da un altro membro del direttivo.
Abbiamo constatato come i locali dell’associazione, retrostanti la struttura polivalente della Croce Verde, siano molto ampi: un ingresso, due uffici, un magazzino con due celle frigorifere, un refettorio da 30 posti, un locale di smistamento dei pasti, un comparto sanitario con bagni e docce, un nuovo magazzino ristrutturato dai volontari.

Il magazzino
I volontari
L’associazione comprende una decina di volontari, alcuni fissi: Dino Pasquali (ex assessore ai Servizi Sociali e padre dell’attuale ass. all’Urbanistica Annalinda Pasquali) e Carlo Lattanzi, i quali fanno anche accoglienza d’ascolto per gli utenti; il diacono Sergio Stacchietti, mandato in aiuto dalla diocesi e da essa stipendiato, opera tutti i giorni presso l’associazione; e gli altri volontari come il consigliere Daniele Stacchietti, figlio del primo e impegnato nell’aiuto per le problematiche legali degli utenti, una psicologa che dona il suo contributo qualche ora a settimana, l’assistente sociale Alice Ciccolini impegnata nella realizzazione di progetti.
“Manca un ricambio generazionale dei volontari purtroppo” afferma il presidente, che si lamenta della poca conoscenza dell’associazione, seppur trentennale, tra la popolazione. “Avevamo fatto richiesta al Comune per il bando del Servizio Civile ma è stato rimandato a febbraio 2014 perché sono a corto di risorse”. Per fare un paragone, i volontari della Croce Verde sono moltissimi, e a volte anche sottoutilizzati.
Azioni svolte
Il grosso del lavoro al Samaritano viene svolto nella consegna di generi alimentari, la maggioranza derivanti dall’Agea (ex Aima, l’ente che gestisce i fondi europei per le derrate alimentari). I “pacchi” vengono distribuiti ogni giovedì a circa 450 utenti, previa presentazione di un Isee, e in questi tempi di crisi si presentano anche molti connazionali. “Riscontriamo problemi non solo derivanti dalla povertà economica, ma anche dal fatto che veniamo a contatto con persone che non sanno gestirsi -dichiara Panetta. Col tempo sono aumentati molto gli utenti italiani e ho l’impressione che noi vediamo soltanto la punta dell’iceberg: ci sono moltissime persone che non riescono a chiedere aiuto perché si vergognano”. Da qui il progetto che verrà presentato alle associazioni di quartiere per delle segnalazioni dei casi di difficoltà. Un’azione importante soprattutto in un momento come questo, in cui il 60% degli italiani conosce almeno una persona con problemi economici di tipo alimentare.
L’associazione si occupa anche della raccolta e distribuzione di vestiario il quale “fortunatamente non manca mai, ed il servizio è organizzato ottimamente grazie all’aiuto di alcune volontarie” afferma la signora Biagioli.
E non solo, l’associazione dispone di 6 posti letto di prima emergenza situati al secondo piano della Casa del Volontariato, e gestisce per conto del Comune due mini appartamenti, uno per un nucleo familiare e uno per uomini soli. Attualmente entrambi sono occupati e il “maggiore” è occupato da una famiglia italiana. “Noi direttamente non abbiamo mai mandato nessuno negli appartamenti, tutto viene fatto tramite delle segnalazioni dei Servizi Sociali”.

Il refettorio
L’associazione aveva all’attivo quasi cento mila euro alla chiusura dell’anno 2012, derivanti per lo più dai 125000 euro di finanziamenti regionali per l’accoglienza dei profughi. Con tali finanziamenti sono stati pagati inoltre lavori di ristrutturazione, utenze, i rimborsi dei volontari, ed anche quei generi alimentari di difficile reperibilità o più costosi, come quelli per l’infanzia.
I soldi vengono anche utilizzati per il pagamento di bollette, rate di mutui o assicurazioni per quelle persone che rischiano di perdere la casa e versano in situazioni di instabilità per la perdita del lavoro. “Non diamo mai soldi liquidi alle persone, andiamo direttamente noi a pagare la bolletta”.

Il furgone
Il furgone e le scommesse
Il furgone del Samaritano, viene gestito dal direttivo, che lo ha affidato in uso ad un paio di utenti, uno dei quali è stato al centro di un nostro articolo. Abbiamo riscontrato in lui, tramite ripetute segnalazioni, una forte dipendenza dal gioco. La sua storia è stata piena di difficoltà: salvato dai volontari del Samaritano da una situazione di abbandono, portato negli uffici del patronato per la richiesta di una pensione che tutt’ora percepisce, ha prima alloggiato in uno dei due mini appartamenti per circa un anno ed ora è ospite fisso degli alloggi di prima necessità alla Casa del Volontariato. Ora il suo apporto all’associazione è diventato fondamentale, in quanto realizza in prima persona vari lavori, tra i quali: riparazioni, imbiancamento, trasporto merci, aiutando così l’associazione a risparmiare compiendo i lavori in economia.
Il presidente ci ha rivelato che era a conoscenza di questa problematica già da un anno (confermando che nel nostro articolo avevamo visto giusto, a dispetto anche di chi non credeva a ciò che abbiamo scritto). Provando anche a parlare con il gestore del bar(che ha minimizzato il problema) non si è riusciti a modificare una situazione che poteva portare a delle conclusioni spiacevoli. Qualche mese fa il direttivo si è espresso per un’operazione “trasparenza”, affiggendo sul furgone i simboli dell’associazione, “perché non abbiamo niente da nascondere”- dichiara il presidente. “Quella di lasciare il furgone al volontario è stata una scelta umana del direttivo. Non è che finito il servizio possiamo dirgli: adesso lasci il furgone e torni a casa a piedi. Poi quello che fa al bar noi non lo possiamo sapere con certezza”, ha concluso il presidente Panetta.
Il disagio
Dalle parole di Panetta abbiamo capito che il disagio che l’associazione si trova di fronte è troppo grande da combattere e vincere con la “forza” che ha adesso. Principalmente per mancanza di “personale”, cioè di volontari che mettano a disposizione il proprio tempo e la propria professionalità per aiutare le molte famiglie di Porto Sant’Elpidio che si trovano in difficoltà.
Per esempio la persona in questione avrebbe bisogno di un aiuto psicologico per superare la dipendenza da gioco d’azzardo, che ormai e purtroppo ci siamo abituati a sopportare perché dilagante nel nostro paese.

L’entrata della sede principale
Il conflitto d’interesse
Abbiamo chiesto inoltre ai tre volontari come fosse andata a finire la questione uscita fuori in campagna elettorale, in cui l’allora candidato sindaco Andrea Putzu accusava: “alla Caritas si fa campagna elettorale con pasta e santini”.
“Io come presidente mi sono sentito in dovere di rispondere negando assolutamente le affermazioni di Putzu, e ci siamo riservati la possibilità di azioni legali, che però mi sembra non siano mai partite” -afferma il presidente Panetta, e continua- “mi sono imposto con le persone coinvolte nella campagna elettorale per lasciar fuori dal Samaritano le questioni politiche, un volontario che era candidato si è per così dire “ritirato” in quel periodo, e Dino Pasquali si è visto poche volte”. Proprio Dino Pasquali e anche Sergio Stacchietti sarebbero stati i bersagli dell’accusa di Putzu, visto che sono i genitori rispettivamente di un assessore e di un consigliere di maggioranza. L’accusa è stata fatta, le conseguenze legali non ci sono state, ma il conflitto d’interesse di Stacchietti figlio e Pasquali figlia rimane, perché da una parte i due amministrano la città, e dall’altra gestiscono indirettamente gli aiuti per una fetta di popolazione abbastanza grande(intorno ai mille utenti, sommando le persone coinvolte nei vari tipi di aiuto) ed in netta difficoltà, che in periodo di elezioni potrebbe diventare un ghiotto bacino di voti.
Riflessioni
Lo scopo principale di quest’associazione è quello di rimettere in carreggiata gli utenti di cui si occupa, facendo così in modo che non debbano più avere il bisogno di essere aiutati. “Certamente questo è un compito difficile da portare a termine, tanto più -dice il presidente Panetta- se ci troviamo a compiere quest’opera in pochi”, e lancia un appello a tutta la cittadinanza invitando più persone possibile ad avvicinarsi al “Samaritano”.
Una cosa è chiara: l’associazione si occupa di aiutare una fascia di popolazione estremamente bisognosa e purtroppo in aumento. Le iniziative messe in campo sono tante(raccolta e distribuzione di cibo, di vestiti, di aiuti monetari ecc.), le strutture in gestione sono parecchie(refettorio da trenta posti, due appartamentini, un alloggio d’emergenza per una decina di persone ecc.), ma i volontari(quelli che devono gestire il tutto) sono pochi, anzi sono in calo rispetto agli anni passati.
Anche a causa di ciò si possono creare situazioni imbarazzanti o spiacevoli. Per risolvere tali problematiche e per aiutare nella sua opera quest’associazione ognuno di noi può fare del suo: facciamolo!
Il bilancio sociale 2012 dell’associazione “Il Samaritano”:
Bilancio-sociale2012
Foto: https://www.facebook.com/ilsamaritanoonlus/photos_stream
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