La Ventiquattresima Edizione de “I Teatri del Mondo” non poteva trovare apertura migliore del film di Ennio Brilli, “O Cavaleiro Guerin”, proiettato ieri alle 18 nella Sala Conferenze di Villa Baruchello. Il video concentra in 50 minuti l’esperienza di un gruppo di teatranti a Manaus, capitale dello stato dell’Amazzonia in Brasile, e ci fa entrare subito nel tessuto sociale del paese in cui hanno lavorato per una quindicina di giorni, nei suoi mercati, la zona delle palafitte, la strada.
L’associazione Aloe, spiega il Direttore Artistico del Festival Marco Renzi, vincitrice del bando emanato annualmente dal comune di Porto Sant’Elpidio a tutte le associazioni italiane che operano nel campo della solidarietà, è partita col suo progetto lo scorso settembre. Questo team oltrepassa la comune concezione di aiuto umanitario, ponendosi come scopo finale il recupero dei ragazzi dalla strada, dove vivono in condizioni di degrado sociale (prostituzione infantile, droga, AIDS) e dalla quale fanno fatica a staccarsi definitivamente.
L’attività di Aloe, secondo il Presidente Ombretta Morganti, sta nell’elevare le zone più povere e nel riconoscere che la nostra umanità è incompleta, se ancora esistono realtà afflitte da tali piaghe sociali e povertà. L’associazione, nata 15 anni fa, fornisce a tutti lo stimolo ad uscire da se stessi e a riconoscere alla Cultura il ruolo che le compete: non un lusso ma un’esigenza e un diritto fondamentale della persona.
Presenti in sala alcuni dei protagonisti dell’esperienza sul campo, Oberdan Cesanelli, Stefano Leva, Ennio Brilli; e anche chi, come Alice Ciccolini, sta per tornare a Manaus per portare avanti il progetto di recupero dei ragazzi dalle periferie, edificando case che possano ospitarli. E’ stato già acquistato un pulmino, che permetterà ai bambini di uscire da quella piccola realtà degradata che per troppo tempo è stata il loro unico mondo conosciuto.
“Asino chi non legge” è la scritta sulla maglietta di Oberdan Cesanelli, mentre nel film prova lo spettacolo coi bambini di Manaus, e che ci dice come ad ogni bambino debba essere riconosciuto il diritto di avere l’opportunità di poter fare qualcosa di importante nella propria vita. Il team sente di esserci riuscito e, dopo aver visto il film, noi spettatori in sala non possiamo far altro che confermare.
Ennio Brilli, che predilige comunicare attraverso immagini e suoni, ci lascia comunque con la riflessione sul volontariato, che per lui è un atto di estremo egoismo. “Essere volontari significa volersi bene, e pochi l’hanno capito. Sono convinto che se qualcuno ci prova, poi non smette più”.
E’ questo lo spirito con cui vogliamo augurarvi un Buon Festival!
Giulia Cuini