Di Marco Bastiani
PORTO SANT’ELPIDIO – E’ stata la partita dell’anno, partita giocata con cuore e con orgoglio come se ne vedono poche. E’ stata la partita della solidarietà, con il palazzetto gremito e l’incasso devoluto in beneficenza. Sarebbe dovuta essere una partita ricordata tra le più belle della storia del basket Elpidiense. Rimarrà nel ricordo come la partita del quindicenne portato via in ambulanza.
Domenica 12 gennaio 2014, al palazzetto di Porto Sant’Elpidio va in scena l’atteso derby tra Ecoelpidiense Porto Sant’Elpidio e Poderosa Montegranaro, valevole per il campionato DNB di pallacanestro. Sulle gradinate del campo di Via Ungheria ci sono 1500 spettatori di cui 200 circa sostenitori della squadra ospite.
Tra questi spettatori ci sono anche gli “Ultras”: gruppi opposti di ragazzi, più o meno giovani, che con i loro colori e il loro tifo assordante cercano di supportare la propria squadra con passione ogni domenica. Presente sugli spalti c’è anche Simone, un bambino di 4 anni , appassionato come tanti altri di questo magico sport. Simone, per via di un brutto incidente domestico, necessita di cure particolari, cure che lo faranno tornare presto in forma e pronto a diventare un futuro MVP. I soldi della beneficenza sono per l’associazione che lo aiuta.
Ore 18, inizia la partita. Parte male l’Ecoelpidiense che combina poco e subisce il gioco della squadra Veregrense che ,memore anche della sconfitta rimediata all’andata, vuole portare a casa il risultato. Porto Sant’Elpidio non segna, la Poderosa gioca bene e il distacco arriva fino a -16. Un po’ di difesa forte e qualche canestro da parte dei padroni di casa portano il risultato sul 26 – 34. Intervallo. Simone scende in campo tra gli applausi dei presenti, riceve il pallone autografato da tutti i giocatori e si mette in posa per le foto di rito, insieme al presidente della società e ai rappresentanti dei tifosi, tra sorrisi e strette di mano. “Simone uno di noi!” è il coro che cantano a gran voce gli ultras. Simone ride. E’ la sua giornata. Fine dell’intervallo. Questa volta è l’Ecoelpidiense a partire bene. Con tanto sudore e qualche bel canestro lo svantaggio viene piano piano ridotto. Nessuna delle due squadre in campo vuole mollare. Fine dei tempi regolamentari, 64 -64. Che bella partita, che sport meraviglioso!
Nel palazzetto c’è davvero tanta gente. Si respira la tensione dei tempi supplementari. Si chiama Basket, riesce a metterti pressione anche se non stai giocando. Normale routine, tuttavia il clima è tranquillo. Iniziano i supplementari. Le squadre rientrano in campo per giocarsi la partita in 5 minuti. Come all’ inizio primo quarto è Montegranaro a partire meglio e con un paio di canestri in serie si porta subito sul +6. Time-out. Partita finita? Nemmeno per sogno. I ragazzi di casa non ci stanno e con poco tempo a disposizione sul cronometro ma con tanta grinta messa sul parquet e un pizzico di fortuna riescono a mettere a segno una rimonta che ha dell’incredibile. Ecoelpidiense a + 3 a 10 secondi dalla fine. La pressione è sempre più alta. Palla in mano alla Poderosa che riesce a costruire un tiro pulito da 3 punti che si ferma sul primo ferro; la difesa prende il rimbalzo e apre un contropiede veloce per far scorrere gli ultimi secondi rimasti. Suono della sirena e fallo allo scadere del tempo. L’incontro è terminato ma ci sono ancora due liberi da tirare.
Fine della partita, fine della tensione. In un istante, quel nodo in gola che ha tenuto col fiato sospeso ogni singolo spettatore ora non c’è più: è svanito col suono della sirena. Chi ha vinto può gridare tutta la sua gioia, chi ha perso ha bisogno di qualche secondo per realizzare e per smaltire la delusione, soprattutto dopo una sfida del genere. Sono pochi attimi in cui tutto torna alla normalità e ci si dà una calmata. Vale per tutti, sia vincitori che vinti, in tutti gli sport. O almeno quasi per tutti. Infatti mentre un discreto numero di tifosi invade il campo per abbracciare i giocatori, quattro o cinque “ultras” mirano dritti verso il settore ospite e aggrediscono un tifoso quindicenne, tirandolo giù con forza dai gradoni. Il ragazzo sbatte la testa e perde lucidità. Sono attimi concitati, testimoni parlano di pugni e calci ma ancora non è chiara la dinamica dei fatti. Il ragazzo viene portato via in ambulanza. Ora sta bene, se la caverà con qualche livido e una prognosi di 20 giorni. La società Elpidiense ha pubblicato un comunicato stampa in cui chiarisce le proprie posizioni sull’accaduto.
La partita tecnicamente è stata sospesa anche se praticamente a tempo scaduto. Come era nell’aria il giudice sportivo ha infilitto al Porto Sant’Elpidio Basket una sconfitta a tavolino 0 – 20. Il campo è stato squalificato e la società multata anche se probabilmente verrà presentato un ricorso.
E la partita giocata? La partita giocata non esiste più. Cancellata, dimenticata, distrutta. All’uscita del palazzetto si parlava solo di questi fattacci, in questi giorni si è parlato solo di questi fattacci e in futuro si ricorderà solo questi fattacci.
Saranno contenti secondo voi i giocatori che hanno sputato sangue in campo?
Saranno contenti gli altri tifosi, la società, i cittadini elpidiensi?
Quattro tempi regolamentari più un supplementare. Quarantacinque minuti di fatica e sudore per conquistare 2 punti difficilissimi buttati nel cesso da quattro idioti la cui unica realizzazione è quella di fomentarsi tra di loro e cercare lo scontro fisico.
Il basket non è per voi coglioni, fatevene una ragione. E c’è anche chi ,non trovando di meglio da fare, mostra solidarietà a questi soggetti su Facebook salvo ritirare le proprie affermazioni poco dopo. E pensare che questi erano gli stessi che all’intervallo cantavano “Simone uno di noi!”. Ma siete proprio sicuri che dopo tutto quello che avete combinato Simone voglia diventare uno di voi?
io sono genitore di uno dei ragazzi che si vede in foto dico la mia, smettiamola di dire mio figlio non è stato sono tutti colpevoli alla pari compresa la società
Ci tengo a precisare che nella foto non c’è alcun riferimento a persone coinvolte o ai fatti che sono successi a fine partita. E’ solo un’immagine che dà un segno positivo, niente di più.
Poi è chiaro che ognuno fa i conti in tasca propria.
Secondo me la colpa e’ dei genitori!
Societa’, Polizia, Scuola, Amici…se fin da piccoli i genitori insegnassero ai figli, i veri valori della vita, queste cose non succederebbero!
fammi sapere quali sono i valori da insegnare. la scuola non ha piu’ voce in capitolo perché noi genitori gli abbiamo tolto i poteri, le forze dell’ordine io penso che invece di stare attento ai nostri ragazzi dovrebbero stare lungo le strade, comunque la colpa è dei ragazzi se non sono in grado di gestirsi ma si fanno trascinare debbono restare a casa.
Apprezzare la propria squadra significa essere tifoso, amare e seguire in capo al mondo la propria squadra, significa essere tifoso, accettare partita vinta o persa significa essere tifoso. Il vero tifoso è quello che aiuta la propria squadra nei momenti belli e soprattutto difficili. Ma oltre il danno anche la beffa perché dopo tanti anzi tantissimi sacrifici economici da parte dei vari sponsor che nonostante la situazione finanziaria attuale avevano deciso di aiutare un bambino in difficoltà rinunciando al proprio incasso hanno dovuto sostenere anche una considerevole ammenda che poteva anch’essa essere devoluta al fine benefico invece di farla entrare nelle casse della FIP. Gian Nicola SEBASTIANI