‘Ticket to Ride’, maggiore mobilità per gli studenti

Di Marco Vesperini

MACERATA – Officina Universitaria presenta una campagna per migliorare il trasporto studentesco, raccolte già 300 firme e a breve un sito dedicato. Sarà presentata all’Apm. 

L’appellativo di ‘Città Universitaria’ bisogna guadagnarselo e l’efficienza dei trasporti è un tassello fondamentale. Lo sanno bene i ragazzi di Officina Universitaria, sindacato studentesco maceratese, che ieri hanno presentato la proposta “Ticket to ride – Muoviamo Macerata”: migliorare il trasporto studentesco partendo dagli studenti di Scienze della Formazione e del Turismo. Il progetto verrà lanciato anche tramite un sito online ed è stato già presentato all’assessore Federica Curzi: presto verrà portato agli occhi dei dirigenti Apm.

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Sono quattro le linee guida pensate per agevolare il trasporto e renderlo a misura di studente. Acquisto del biglietto attraverso una distribuzione automatica presso la stessa struttura a Vallebona e la Stazione. Troppo spesso infatti capita che si debba pagare un sovrapprezzo sul mezzo per una mancanza di un venditore nelle vicinanze. Un Abbonamento trimestrale per agevolare chi fa uso della tratta nei mesi dei corsi rispetto a quelli degli esami, dove solitamente la frequenza di utilizzo diminuisce. Aumento delle corse dato che la criticità maggiormente riscontrata è stata il sovraffollamento degli autobus delle linee 7 e 8, proprio quelle che collegano il dipartimento di Vallebona con il resto della città. La proposta, al fine di scongiurare tali disagi, è quella di aumentare le vetture nelle fasce orarie: 8.00 – 8.30, 13.00 – 13.30, 17.00 – 17.30. Inoltre, la massiccia raccolta firme tra gli studenti, prevede la riduzione delle tariffe con uno sconto del 25% applicato a tutti gli abbonamenti per studenti, subordinandolo solo alla qualità di studente universitario.

“Officina Universitaria – afferma il coordinatore Tommaso Alabardi – ha deciso di lanciare questa campagna non solo per coinvolgere gli studenti ma per tutta la cittadinanza sensibile, formulando le nostre proposte a seguito dell’analisi di questionari fornitici dagli studenti stessi”. Una nota dolente ricade anche sulla soppressione del servizio navetta Ersu prevista per il prossimo anno. “Metterà in difficoltà molti studenti che ne usufruiscono, per questo, comprendendo che l’aumento dei mezzi sarebbe troppo oneroso, supportiamo la possibilità di sostituirli con vetture più capienti, così da non dover lasciare studenti a piedi come spesso capita”.

Turchia, la repressione continua: ferito fotografo italiano

Non cessa la repressione del governo Erdogan contro i manifestanti. Nella giornata di ieri, dopo violenti scontri in cui la polizia turca ha fatto uso di idranti con sostanze urticanti e gas lacrimogeni contro migliaia di manifestanti, anche disabili, sono state arrestate 441 persone a Istanbul e 56 nella capitale, Ankara. Durante gli scontri sembrerebbe che sia stato ferito da colpi di manganello anche un fotografo free-lance italiano, Daniele Stefanini, livornese, prima trasportato in ospedale in stato di shock e poi in caserma per essere ascoltato. La Farnesina ha fatto immediatamente sapere che non c’è pericolo per il connazionale, che attualmente è stato raggiunto da due funzionare del Consolato italiano ed ha sentito la famiglia per via telefonica.

La Turchia è in fiamme dopo che nella giornata di sabato le forze dell’ordine hanno sgomberato Gezi Park, simbolo della protesta. L’ultimatum era stato lanciato dal premier in persona. “Liberate Gezi Park entro domenica o lo faranno le forze di sicurezza”. L’attacco è arrivato all’improvviso, nel pomeriggio, quando nel parco c’erano famiglie e bambini. Gli agenti, con indosso le maschere antigas, hanno cominciato ad avvertire i manifestanti con i megafoni di abbandonare l’area. Poi due camion ad acqua sono riusciti ad entrare nel piccolo bosco e hanno aperto gli idranti contro la popolazione. “Taksim è ovunque, Taksmin è per sempre”. Gridavano dalle uomini, donne e bambini. Poi sono partiti i lacrimogeni. E i poliziotti hanno sfogato la propria rabbia con i manganelli su tende, i pronto soccorso, la biblioteca, ovunque si rifugiassero i difensori del parco. Perfino l’hotel Divan, di fronte al parco, non è stato risparmiato dalle cariche.

Dall’inizio delle proteste tre manifestanti sono stati uccisi (tutti giovanissimi) e 7500 feriti, almeno 50 dei quali risultano in condizioni gravi, mentre 11 hanno perso la vista. Un poliziotto è morto cadendo da un ponte in costruzione mentre effettuava una carica. Questi i dati ufficiali, ma le cose potrebbero essere peggio. Molte voci di attivisti e giornalisti da tutto il mondo, confermano che varie persone morte negli ospedali per le ferite subite negli scontri non vengono annoverate tra i morti ufficiali. Anche perché il governo ha retto una cortina di ferro, minacciando direttamente i medici di non far trapelare possibili collegamenti. Tra questi vi è la testimonianza dal blogger italiano Fabio Perrone, studente erasmus ad Izmir, terza città per grandezza, ha assistito in prima persona alle violenze della polizia. Ieri infatti, alcuni appartenenti all’ordine, sono stati arrestati perché avevano prestato soccorso ai manifestanti, ritenuti criminali dal governo Erdogan. L’indifferenza per diritti fondamentali, di un paese membro dell’Unione Europea, sono agghiaccianti. Le forze dell’ordine negli scontri prendono di mira soprattutto i giornalisti, i reporter, che non hanno il tesserino governativo, pestandoli con i manganelli, distruggendo le strumentazioni e in alcuni casi arrestandoli.

La situazione è sfuggita di mano. Intanto è stato organizzato uno sciopero generale dei sindacati contro la violenza della polizia nel Paese, come dichiarato il Disk (Confederazione dei sindacati progressisti) e il Kesk (Confederazion dei sindacati del settore pubblico) per chiedere che cessino immediatamente le violenze perpetrate dagli agenti nel disperdere le manifestazioni anti-governative nate dal Gezi Park di Istanbul. Sono centinaia di migliaia i lavoratori rappresentati da questi sindacati e lo sciopero da loro indetto avrà conseguenze sul funzionamento di scuole, ospedali e uffici pubblici. Ma il ministro degli interni turco Muammer Guler ha dichiarato “illegale” lo sciopero proclamato oggi dai due grandi sindacati Disk e Kesk per denunciare la violenza della polizia e ha avvertito che le forze dell’ordine “non lo consentiranno”. Secondo Guler “c’è la volontà di far scendere la gente in piazza con azioni illegali come uno sciopero e un’astensione dal lavoro”. Allo sciopero hanno aderito i sindacati dei medici, dei dentisti e degli architetti.

l’Associazione dei giornalisti progressisti della Turchia ha condannato le violenze della polizia. In particolare, l’associazione ha riferito del caso di Gokhan Bicici della IMC TV, che è stato picchiato da cinque poliziotti, buttato a terra e ammanettato prima di essere arrestato. Ad altri, invece, è stato impedito di svolgere il proprio lavoro in quanto non erano in possesso di pass rilasciati dal governo. “I giornalisti sono diventati un obiettivo per evitare che la gente sia messa a conoscenza degli attacchi condotti dalla polizia – denuncia l’associazione – Il vero obiettivo degli attacchi, rivolti principalmente ai lavoratori delle istituzioni dell’opposizione, è il diritto a comunicare in privato e i diritti umani universali in generale”. L’Unione degli avvocati turchi ha lanciato un appello al Segretario del Consiglio d’Europa Thornbjorn Jagland: il Consiglio d’Europa, di cui fa parte la Turchia, ha la facoltà secondo l’articolo 52 della Convenzione europea dei diritti umani, di chiedere formalmente spiegazioni a un paese membro sul rispetto delle libertà fondamentali.

In queste ore si sta svolgendo il G8 in Irlanda del Nord, i potenti del mondo si dicono “scioccati” per gli avvenimenti in Turchia. Mentre Erdogan dopo la condanna della brutalità delle forze dell’ordine afferma. “Non riconosco il Parlamento Europeo”. Durante il summit irlandese la concentrazione ricadrà sulla Siria, chissà se le urla dei manifestanti anti-governativi turchi raggiungeranno Belfast.

                                                                                                                        Marco Vesperini

Il vento caldo dell’Anatolia

Pensando alla Turchia, alla sua gente, affiorano spesso immagini legate al rosso del tramonto sull’altopiano, o tra le ombre delle case a ridosso del Bosforo. Con quei personaggi stanchi raccontati da Pamuk, i pescatori che salutano l’alba della città. La sua Istanbul. Abitata da grigie figure, dove i palazzi storici ottomani cozzano con il degrado urbano di una società cambiata troppo in fretta. Di una verginità perduta, raccontata da Süreya nelle sue poesie, dove descrive la nudità della provincia durante il periodo postbellico. Dei pastori che riposavano, sonnolenti, dietro le rocce ai margini dell’altopiano anatolico.

Non dorme più Istanbul. Scossa da due settimane di proteste, partite lunedì 27 maggio con l’occupazione del Gezi Park da parte di centinaia di giovani contro la distruzione dell’ultimo polmone verde urbano. L’abbattimento di seicento alberi per fare posto ad un centro commerciale. La rivolta si è allargata con il passare delle ore. Prima migliaia di giovani si sono riversati nel parco, poi la protesta si è estesa ai lavoratori, ai professionisti e intellettuali; tutti scesi in difesa di Piazza Taksim, simbolo delle manifestazioni della sinistra laica turca.

Il governo del partito islamico Akp, rappresentato dalla figura di Recep Tayyip Erdogan, si è dimostrato implacabile. “La distruzione nel parco non si fermerà – ha intimato lo stesso premier – qualunque cosa facciate”. Al posto della piazza, il progetto prevede, oltre al centro commerciale, la ricostituzione di caserme ottomane e una moschea. La città infatti attraversa da anni una estesa fase di cementificazione che ha trasformato profondamente il tessuto urbano. Al vaglio anche piani faraonici, come l’aeroporto ‘più grande del mondo’ e il nuovo ‘canale di Panama’ che dividerà in due parti lo stretto del Bosforo.

La rivolta si è estesa a macchia d’olio, contro il pugno di ferro del governo in carica, contro la corruzione e la difesa della libertà di espressione. Seppur comprendente molte province, i centri nevralgici rimangono la vecchia Costantinopoli e la capitale, Ankara. I dati degli scontri sono disarmanti. Più di 4,200 i feriti, sparsi per dodici province; 43 dei quali in gravi condizioni e 10 (la maggior parte giovanissimi) accecati in modo permanente dai lacrimogeni. I morti ammontano a quattro. Tre di questi poco più che ventenni, l’altro è un agente delle forze dell’ordine (morto negli scontri di questa notte). I rappresentanti dei dimostranti, che nella giornata di ieri sono stati ricevuti dal vicepremier Bulent Arinc, chiedono che vengano rimossi i capi della polizia delle due metropoli, ritenuti responsabili delle brutalità delle forze antisommossa.

In queste ore la tensione è ancora alta. Un vento caldo soffia sull’altopiano anatolico, fin sulle sponde del Corno d’Oro. Un vento caldo fatto di sogni spezzati e vite infrante, di rabbia e di passione, uno scontro generazionale in difesa del proprio modello di futuro.

                                                                                                                        Marco Vesperini

Appello dalla Turchia

Pelin, una mia amica turca mi ha inviato questa mail, in cui chiede a tutti gli amici conosciuti in Erasmus di manifestare la propria vicinanza alla loro rivolta. Tutto è cominciato ad Istanbul, con la protesta per la costruzione di un centro commerciale al posto di un parco al centro della città. Dopo le prime proteste e l’occupazione del parco, la polizia ha violentemente represso la pacifica occupazione, bruciando tende, sparando gas lacrimogeno e picchiando duro. In un attimo la protesta è esplosa in tutte le maggiori città del paese, diventando a tutti gli effetti una “primavera turca” contro lo strapotere di Erdogan, accettato ed appoggiato anche dal silenzio della stampa.

Pubblico qui il testo integrale della mail, con lo scopo di sensibilizzare il maggior numero di persone riguardo questo tema. Spargete la voce, informatevi, parlatene, condividete.

Riccardo Marchionni

Dear Foreign Friends,

First of all, I sincerely apologize for my excessive posting in the last few days. I hope I won’t be jamming your inbox today.

We, people living in Turkey, need your help and expect your support.

What is now going on in Turkey started out small, but has taken on a life of its own. Last Monday, a handful of peaceful protesters occupied Gezi Park on Taksim Square, one of the few green spaces in downtown Istanbul, in protest against plans for its redevelopment into a mall. They were having a sit-in, reading books, planting trees to replace those already ripped out by municipal workers. These protests were triggered due to riot police attacks to peaceful protestors at 5 AM while they were sleeping and the police beating up people cruelly, burning down their tents, firing extreme amounts of tear gas while intentionally firing tear gas shells by aiming at people’s heads from a short distance. Elsewhere in the city, the prime minister, Recep Tayyip Erdogan, was announcing plans to push ahead with a third Bosphorus bridge despite the critical response to the project by environmentalists.

This has become a matter about more than just saving trees. This is an “I can do whatever I damn well want”, fascist mentality that not only suppresses but attacks its own people. As a consequence of these violent acts, the number of people injured and taken under custody has reached to hundreds.

I, as a friend whom you all know in person, have been tear gassed eight times only on Friday and suffer from rib fracture. I kindly ask you to show your support for these protests in which we exhibit our discontent for the violent suppression of legitimate demands. Those who have already shown interest and contacted me regarding me and my family, thank you!

Press in Turkey is not working. Please share the news –at the least the ones I’ve been sharing-, sign the petitions and spread the word. As friends far away, we need your help!

– For better information, news from across the world on the protests against brutal police violence in Turkey:
http://occupyturkey2013.tumblr.com/

– To help our cause by signing a community petition:
http://www.avaaz.org/en/petition/Erdogan_End_the_crackdown_now/?tRpYObb

Greetings from Istanbul,

Pelin

Ed ecco la lettera tradotta in italiano.

Cari amici stranieri,

prima di tutto, mi scuso per i miei numerosissimi post di questi ultimi giorni. Spero di non intasare le vostre mail.

Noi che vivamo in Turchia, abbiamo bisogno del vostro aiuto e speriamo nel vostro supporto.

Quello che sta succedendo in Turchia è iniziato dal nulla, ma sta crescendo a vista d’occhio. Lunedì scorso, una manciata di protestanti pacifici hanno occupato il parco Gezi a piazza Taksim, uno dei pochi spazi verdi in centro ad Instanbul, per protestare contro la conversione della piazza in un centro commerciale. C’era in corso un sit-in, leggevano libri, piantavano nuove piante per rimpiazzare quelle già sradicate dagli operatori municipali. La protesta è stata innescata dagli attacchi della polizia contro dei protestanti pacifici alle 5 della mattina mentre stavano dormendo, la polizia ha picchiato la gente crudelmente, bruciato le tende, sparato gas lacrimogeni volontariamente mirando alla testa da breve distanza. Da un’altra parte della città, il primo ministro, Recep Tayyip Erdogan, stava annunciando il piano per costruire il terzo ponte sul Bosforo nonostante le critiche da parte degli ambientalisti.

Adesso non si tratta più di salvare degli alberi. Adesso si tratta di “posso fare il cazzo che voglio”, mentalità fascista che non solo reprime ma attacca il suo stesso popolo. Come conseguenza di questi atti violenti, il numero di persone ferite e prese in custodia ha raggiunto il centinaio.

Io sono stata colpita dai gas lacrimogeni otto volte e mi hanno rotto una costola. Vi chiedo gentilmente di dimostrare il vostro supporto per queste proteste, con le quali esprimiamo il nostro disappunto per le violente repressioni a delle legittime richieste.

Grazie a tutti coloro che hanno mostrato interesse e che mi hanno contattato!

La stampa in Turchia non sta facendo il suo lavoro. Per favore condividete la notizie, anche solo quelle che vi do io, firmate le petizioni e spargete la voce. Come amici lontani, abbiamo bisogno del vostro aiuto!

Pe maggiori informazioni e notizie riguardo le proteste contro le violenze della polizia in Turchia:

http://occupyturkey2013.tumblr.com/

Per aiutarci firmando la nostra petizione:

http://www.avaaz.org/en/petition/Erdogan_End_the_crackdown_now/?tRpYObb

Saluti da Istanbul,

Pelin