Sacchi alimentari posti a difesa degli chalet. Serve chiarezza.

Di Riccardo Marchionni

PORTO SANT’ELPIDIO – Ecco alcune immagini che ritraggono la situazione della spiaggia di Porto Sant’Elpidio al 25 ottobre 2014. In particolare il tratto in direzione della ex Fim, dei casotti dei pescatori e di una parte del lungomare sud.

 

Si vede chiaramente che i sacchi in alcune zone hanno fatto il loro lavoro, ma in altre si sono strappati ed hanno iniziato a perdere sabbia. I casotti dei pescatori sembrano veramente spacciati. I sacchi fanno da barriera alle fondamenta, sono l’ultimo baluardo prima del loro crollo. Facile immaginare che durante l’invernata si potrebbero verificare dei danni importanti. Nei punti in cui i sacchi non sono presenti, naturalmente il mare ha mangiato più spiaggia e arriva quasi a lambire le palme che arredano la passeggiata del lungomare.

Di fronte all’ex Fim invece abbiamo fatto una scoperta interessante. Dalla spiaggia erosa è emerso il vecchio canale di scarico della fabbrica di concimi, immerso in un tappeto di pirite solidificata che il mare ha spezzato in maniera frastagliata, creando una zona surreale, quasi un paesaggio vulcanico. È da considerare anche questo come archeologia industriale ed eventualmente da salvare e da riqualificare? Oppure finite le mareggiate verrà ricoperto di nuovo di ghiaia e lasciato nel dimenticatoio?

Il caso dei sacchi alimentari

Rimane il dubbio sull’adeguatezza dei sacchi utilizzati per difendere gli stabilimenti balneari. I sacchi in questione sono in polipropilene, certificati per contenere materia prima alimentare tipo orzo, grano, riso ecc. e proprio in bella vista, sul fogliettino attaccato ad ogni sacco è indicato che nel caso in cui i sacchi vengano posti all’esterno debbano essere al riparo dalla luce del sole e dalla pioggia. sacchialimenti A Senigallia l’inverno scorso hanno sperimentato per la difesa della costa e di alcuni stabilimenti balneari dei sacconi in geotessuto denominati “Stop Wave”, appositamente progettati per questo uso. Questo materiale, estremamente robusto e permeabile all’acqua, può essere riempito di sabbia, terra, ghiaia ecc. e va a formare un’opera stabile e resistente nel tempo. Si può inoltre facilmente rimuovere l’opera nel momento opportuno ripristinando la situazione iniziale della spiaggia. Il costo per 200 sacchi in geotessuto specifici per la difesa della costa da cm. 160 x 120 x 40 è stato di 4500 euro circa. Noi per 150 sacchi da alimenti abbiamo speso 3500 euro.

Sacchi in geotessuto

Sacchi in geotessuto

Sacchi in geotessuto

Sacchi in geotessuto

La critica che è stata mossa al Sindaco non è quella al metodo utilizzato. L’uso di sacchi per difendere gli stabilimenti balneari è sacrosanto, anzi è la “toppa” che l’inverno scorso è mancata. Mossa azzeccata quindi. La critica alla quale il Sindaco non ha voluto rispondere è quella sull’adeguatezza del materiale con cui sono fatti questi sacchi. Siccome nascono e vengono certificati per altri utilizzi, e nel “bugiardino” attaccato al sacco è sconsigliato di tenerli al sole e all’acqua allora nasce spontanea la domanda se siano idonei o meno.

“Il nostro obiettivo era quello di creare a costo minimale una barriera meccanica che in caso di mareggiata medio-grande potesse arginare i piccoli danni che gli stabilimenti puntualmente registrano in queste situazioni”, sostiene il Sindaco Franchellucci, che continua “è chiaro che come li abbiamo usati noi non devono tenere per chissà quanti anni, ma solo per un tempo limitato di sei mesi”. La vera notizia però non è che i sacchi hanno tenuto alla prima mareggiata per altro di media intensità. La notizia è che con una mareggiata di media intensità già i sacchi hanno iniziato a rompersi. Ma se si sono rotti con una media mareggiata, quando in pieno inverno ci saranno mareggiate imponenti che presumibilmente romperanno altri sacchi che facciamo? Ci rimettiamo le mani? Forse sarebbe stato meglio utilizzare materiali idonei creati apposta per questo tipo di utilizzo.

“Facciamo come a Senigallia”

Da uno studio del dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Università di Firenze intitolato “Opere di difesa della costa costruite con contenitori in geotessuto riempiti di sabbia”, si capisce che l’intervento realizzato a Porto Sant’Elpidio è assimilabile agli interventi che si facevano negli anni ’80 e ’90 cioè con “sacchi non specificamente studiati per l’impiego marino, che non avevano sufficienti caratteristiche di resistenza e durabilità”, mentre invece “negli ultimi anni sono state realizzate difese con nuovi geosintetici”, quelli utilizzati per l’appunto a Senigallia.

A questo punto il Sindaco e l’assessore Pasquali che ha la speciale delega alla salvaguardia della costa dovrebbero rendere conto ai propri cittadini in maniera seria delle loro scelte, non buttare fumo negli occhi e difendendosi dichiarando delle banalità. Devono dire chi ha consigliato di acquistare questi sacchi e chi li ha forniti. E come mai l’assessore Pasquali a settembre dichiarava “faremo come a Senigallia”, e che non sarebbero stati utilizzati i sacchi messi a disposizione dalla regione, ma che sarebbero stati presi “quelli prodotti da una ditta italiana, gli stessi utilizzati a Senigallia (cioè gli StopWave, ndr), che hanno determinate caratteristiche tecniche”. Come giustifica questo cambio di strategia?

Ci sarebbe da ridire anche sul fatto che i sacchi sono stati posizionati “di volta in volta seguendo le indicazioni degli operatori turistici”, come sostenuto dagli assessori Buono e Pasquali. A Senigallia invece i sacchi sono stati posizionati in base ad una relazione tecnica di un ingegnere dell’Università di Ancona.

Un detto popolare recitava: “contenti e cojonati”.

 

DOCUMENTAZIONE

 

La determina del dirigente del comune di Senigallia per l’acquisto dei sacchi in geotessuto:

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OPERE DI DIFESA DELLA COSTA COSTRUITE CON CONTENITORI IN GEOTESSUTO RIEMPITI DI SABBIA – relazione a cura di Pier Luigi Aminti ed Enrica Mori del dipartimento di Ingegneria Civile ed Ambientale dell’Università degli studi di Firenze:

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La Delibera della giunta di Porto Sant’Elpidio per l’acquisto dei sacchi a difesa degli stabilimenti balneari:

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La VERA storia di San Crispino

Il 25 di Ottobre si festeggia San Crispino, patrono di Porto Sant’Elpidio, santo protettore dei calzolai. In pochi pero’ conoscono la storia del santo:

Secondo il ‘Martirologio Romano’ vengono collocati a Soissons nella Gallia belgica, ora Francia, santi Crispino e Crispiniano martiri. 1525140_10204557936778292_4053046593555438638_n

Crispino e Crispiniano erano due fratelli di origine romana appartenenti ad una famiglia aristocratica che, ad un certo punto della loro vita si convertirono al cristianesimo e si dedicarono al Signore diffondendo il Vangelo. Secondo la tradizione, di giorno predicavano e pregavano Gesù Cristo, mentre di notte lavoravano come calzolai.

La leggenda vuole che quando ormai l’impero romano stava crollando ed i contadini fuggivano all’incalzare delle orde di Attila, San Crispino e San Crispiniano una notte di Natale, tremanti di freddo, bussarono alla porta di una misera casupola di Crespy en Valois. Comparve una donna in lacrime. Con voce rotta dai singhiozzi, narrò che pochi giorni prima, suo marito era stato ucciso dai Vandali. Ora le rimaneva solo un bambino di due anni che piangeva in una culla. I due Santi, commossi, andarono ad abbattere un albero nel bosco vicino e intagliarono due rozzi sandaletti che posarono davanti al focolare spento. Poi si inginocchiarono in preghiera. Ed ecco che miracolosamente i trucioli che avevano gettato nel camino si misero a danzare e a brillare.
Non erano più trucioli di legno, ma pepite d’oro.

E così Crispino e Crispiniano furono proclamati patroni dei calzolai.

Ovviamente stiamo parlando di una leggenda come tante altre che aleggiarono sui santi dell’epoca per tutti i mestieri e le arti.

In realtà, secondo più approfondite ricerche storiche, Crispino e suo fratello Crispiniano erano gli unici due calzolai che non bestemmiavano ogni 5 parole pronunciate e per questo vennero canonizzati di diritto senza bisogno di ulteriori miracoli e non solo, furono uccisi giovanissimi e non fecero in tempo nemmeno a litigare e a fondare 2 nuove fabbriche con marchi simili come richiama la tradizione calzaturiera.

Molti i quadri che raffigurano il martirio dei 2 santi cacciabollettati a morte per ordine dell’imperatore Massimiano.75150A

Nonostante la fantasiosa leggenda, sono molti gli elementi che fanno pensare che i 2 santi siano realmente esistiti: i famosi zoccoli (conclamato simbolo natalizio francese) tramutati in pepite d’oro (Reliquia conservata nella collezione privata della famiglia Della Valle a Casette D’Ete) sarebbero in realtà eleganti scarpe decolletè con strass, Tacco 13cm, Plateau 4cm, Colore Oro. Ma non solo.

Lo stesso modello di evangelizzazione dei due santi trova riscontro nelle abitudini che si sono tramandate fino ai giorni nostri, adattandosi ai ritmi di vita moderni, infatti di notte molte fabbriche lavorano, tradizione rispettata soprattutto dagli orientali, mentre durante il giorno i calzolai non smettono mai di nominare Gesù Cristo.

L’etimologia del nome Crispino = dai capelli ricci, dal latino mentre Crispiniano = dai capelli ricci meshati.

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Forse il giorno di San Crispino è meglio conosciuto per essere citato da Shakespeare nell’Enrico V (1599), dallo stesso re nel discorso ai suoi uomini durante l’assemblea dell’Associazione San Crispino Eventi https://www.youtube.com/watch?v=BuZjHSsNbqw

Tra gli emblemi con cui vengono raffigurati oltre alle scarpe anche il simbolo della palma.

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E’ evidente che a Porto Sant’ Elpidio abbiamo bisogno di festeggiare anche Crispiniano, San Crispino da solo non basta.

Vittorio Lattanzi

“Nel mondo contemporaneo la devozione nei confronti di que­sti due santi appare alquanto ri­dimensionata e rimane più un in­teresse storico che religioso tenendo conto del fatto che co­munque sono raffigurati su di­verse opere di cui alcune, come quella appena ricordata, collo­cate ancora in edifici sacri. In realtà quanto avviene nel caso di questi due santi si verifica a pro­posito di quasi tutti gli altri santi patroni dei mestieri. Le ragioni non sono tanto di ti­po religioso quanto storiche nel senso che le associazioni di arti e mestieri nel corso dei secoli (tranne in qualche raro caso) han­no perduto la loro funzione e la loro ragione d’essere e sicura­mente non sono più una forza ag­gregante di primo piano come av­veniva nel Medioevo ed ancora in età moderna. Venendo meno l’as­sociazione che promuoveva il cul­to del proprio patrono la devo­zione poteva al limite assumere forme strettamente private per­dendo le valenze pubbliche.”  Prof. Laura Borello

Il Partito Pigliatutto

Di Riccardo Marchionni

PORTO SANT’ELPIDIO – Il sindaco Franchellucci continua la lunga tradizione di controllo ferrato del territorio e dei “luoghi” strategici della città. L’ultima azione a riguardo è la totale occupazione da parte dei giovani del Partito Democratico (GD) dell’associazione che organizza la festa di San Crispino.

Alle prime notizie del cambio di guardia eravamo contenti e fiduciosi che ci fosse un ricambio generazionale e un ammodernamento della festa. Peccato scoprire poi che la nuova associazione è composta quasi totalmente dai Giovani Democratici di Porto Sant’Elpidio. Presidente il fratello minore dell’ex assessore ai lavori pubblici Catini, e nel direttivo il segretario dei GD Senesi.

“Sindaco e giunta non hanno la minima intenzione di confrontarsi democraticamente con i cittadini e soprattutto con coloro che non sono considerati “amici”. L’unico obiettivo di questa amministrazione è quello di pensare a come assicurarsi una continuità amministrativa – commenta il consigliere Perticarini – non cercando il consenso attraverso scelte giuste per il paese ma cercando di controllare politicamente tutti i nodi strategici.”

Focalizza il problema sul metodo con cui è stata gestita la transizione Gian Daniele Battilà. “Il problema non è la partecipazione politica della nuova associazione. La cosa su cui bisogna discutere è il ‘come’ si assegna la gestione per una associazione che ha 27 anni”. Dalle critiche di Battilà non esce indenne neanche l’opposizione, “sono tre anni che parlo di una operativa di gestione degli eventi, del montaggio palchi. Qualcosa che dia lavoro ai giovani. Io contesto all’opposizione che arriva dopo l’amen”.

Non è della stessa opinione il sindaco Franchellucci che si assume la responsabilità del cambio di gestione della festa. “Quando a giugno è emersa la volontà della vecchia gestione di lasciare, ci siamo trovati in difficoltà e questi giovani da anni collaborano, ma sarebbe meglio dire faticano, al fianco degli storici organizzatori”. Quindi il loro merito consiste nell’aver sgobbato da facchini nelle edizioni passate? E allora cosa cambia tra tutti quelli che hanno faticato con gli organizzatori durante gli anni passati e i ragazzi che hanno preso in mano la festa? Forse l’età, o l’appartenenza politica?

“Non c’era tempo” dice il sindaco. Eppure da giugno a ottobre è bastato il tempo per mettere insieme una nuova organizzazione targata Giovani Democratici, ma non per coinvolgere altri comuni mortali. E l’invito del sindaco a partecipare è qualcosa di fenomenale, “dietro loro quattro ci sono almeno quindici persone e appena finita la festa dialogheremo con chiunque voglia fare parte della nuova associazione. La città, oltre a parlare, ora agisca”. Chi volesse entrare nell’associazione occupata dai Giovani Democratici potrà comodamente farlo, alla fine della festa. Che la città s’impegni! Ma per l’anno prossimo.

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Intanto, notizia di pochi giorni fa, la guardia di finanza e l’agenzia delle entrate hanno fatto visita alla vecchia associazione San Crispino per controllare i conti dei bilanci. Un’associazione che negli anni oltre ad organizzare la festa del Patrono ha fatto da “spalla” all’assessore al turismo in diversi eventi, tra i quali il primo maggio. Staremo a vedere gli sviluppi dell’inchiesta.

A pensar male si potrebbe dire che il sindaco abbia voluto affidare l’organizzazione della festa a qualcuno di vicino e fidato magari per coprire qualche magagna del passato, o qualche modo d’agire non troppo trasparente. Altrimenti non si spiega il perché invece di “aprirsi” alla città in cerca di aiuto, abbia deciso di “chiudersi” a riccio e affidarla a qualcuno dei suoi. La successione degli eventi è eloquente. La vecchia associazione si defila, subentra la nuova di sotterfugio, e il comune raddoppia pure il contributo per la festa (ben 17mila euro, a fronte dei 9mila previsti in precedenza).

Sull’aumento del finanziamento comunale stendiamo un velo pietoso, l’assessore al bilancio Leoni si è giustificata con un semplice “sono ragazzi giovani, bisogna aiutarli” pronunciato durante il consiglio comunale del 30 settembre. Non mi sembra una spiegazione degna di un assessore al bilancio. A questo punto un comune cittadino che deve pensare vedendo che gli amici dell’amministrazione vengono premiati con posti di comando?

Alla fine della fiera, chi ci perde a livello di rispettabilità nei confronti della città sono proprio i ragazzi che stanno gestendo la festa. La loro appartenenza partitica e l’ammissione di responsabilità del Sindaco li espongono alla critica del “stanno lì perché sono del partito”. E la buona riuscita della festa non cancellerà questa macchia. Un gesto di responsabilità, ed infine di dignità ci sarebbe da aspettarselo proprio da loro, per non essere tacciati di nepotismo o peggio ancora di servilismo. Ma purtroppo questo scatto non c’è stato. Comprensibile in effetti, perché il Partito Pigliatutto è l’unica istituzione cittadina nella quale si può fare carriera. E in questi tempi di vacche magre, quale carriera migliore di quella politica?

 

 

Terribile schianto nella notte

Una macchina ha sorvolato una Lancia Station, colpendola, e si è schiantata con un albero di un’abitazione.

Di Lorenzo Cisbani

PORTO SANT’ELPIDIO – Spaventoso incidente intorno alle 00:30 sulla statale nord, all’altezza della rotatoria vicino al Palazzetto dello sport. Un veicolo proveniente da sud ha perso il controllo immettendosi nella rotatoria, probabilmente a causa dell’eccesso di velocità, sorvolando un’automobile – colpendola violentemente all’altezza del finestrino del conducente – per poi infrangersi contro un albero all’interno del recinto di un complesso residenziale all’angolo della carreggiata.

La conducente dell’auto colpita, una giovane madre, non sembra aver riportato lesioni significative, mentre l’uomo alla guida della vettura che ha provocato il sinistro ha dovuto attendere l’intervento dei Vigili del Fuoco per essere estratto e trasportato in barella in ospedale. Non sembra comunque in pericolo di vita.