Di LMC
PORTO SANT’ELPIDIO – “Mai visto una città così brutta” ha dichiarato pochi giorni fa Vittorio Sgarbi a proposito di Porto Sant’Elpidio nel corso del suo intervento al Teatro delle Api. Certo, non fa mai piacere ricevere un’opinione negativa, ma da un critico d’arte che ha costruito la propria carriera mediatica intorno all’iperbole e a una dialettica tanto sexy quanto colorita, non dovrebbe fare poi così scalpore.
Eppure questa esternazione ha alzato un polverone infinito.
Ho provato a ricostruire la dinamica da tre diverse angolazioni, cercando di spiegarmi perché le parole di Sgarbi fanno molto male, ma potrebbero essere ottime opportunità.
Prima angolazione: un semplice rapporto di causalità.
“Caro, ho appena comprato un vestito nuovo. Come mi sta?”
Se teniamo alla buona educazione (e all’incolumità fisica, in alcuni casi), in una scala che misura l’audacia la risposta può variare dal più conservativo “d’incanto, tesoro” al più ruffiano “secondo me questo tortora non valorizza appieno la brillantezza dei tuoi occhi”. Ma a nessuno verrebbe in mente di rispondere “sembri un tombino nutrito da un anno a Big Mac”.
Le parole di Sgarbi, banalmente, fanno male alle persone perché feriscono nell’orgoglio per il tono esplicito e provocatorio.
La seconda angolazione, scatenata dalla prima, è più sottile e analizza la reazione dei cittadini all’insulto.
Ci sono due campi in cui gli elpidiensi eccellono, a seconda della propria indole:
1. la riottosità campanilistica di fonte all’insulto
2. l’autocommiserazione passivo aggressiva
Porto esempi concreti, perché potrebbe non essere chiaro.
Fuori dal perimetro cittadino o di fronte ad osservazioni di scherno da parte di terzi, per il cittadino elpidiense questo paese diventa il più grande esempio di urbanistica internazionale, oasi felice che i villeggianti bramano per lo splendido lungomare, insignito da vessilli di prestigio come la Bandiera Blu, animato da una vita notturna seconda solo a quelle di qualche isola delle Baleari, pullulante di manifestazioni fieristiche che celebrano la mai sopita tradizione artigiana, eventi enogastronomici di prim’ordine ed attrazioni turistiche di rilievo.
Nella vita quotidiana – o meglio, nella visibilità che l’internet ha portato all’interno della vita quotidiana – Porto Sant’Elpidio è la sorella triste di Beirut, un posto dove l’ellenico concetto di agorà si è ridotto a bar, seconda solo ad alcuni quartieri di Caracas per tasso di criminalità, l’ombra della fastosa e benestante Civitanova Marche, ricettacolo di prostituzione, droga, immigrazione ed eventi sportivi minori che occludono la viabilità.
Dico, non vi sembra un tantino esagerato? Tra Marlon Brando e Lino Banfi ci sono galassie.
Vestite i panni di un forestiero, cercando di lasciare a casa cliché e preconcetti.
E’un paese costiero abbastanza giovane, come altri. Ha un bel lungomare, qualche villa, verde pubblico, un calendario di eventi a volte monotono che vive picchi di stagionalità, poche attrazioni turistiche (a me piace molto Villa Baruchello, ma se fossi di Milano non farei 500km per vederla), un centro città che assomiglia ad un cantiere perché le ultime amministrazioni comunali non hanno gestito bene la situazione, opere architettoniche non particolarmente emozionanti (a me sarebbe piaciuto vedere il cineteatro tirato a lucido e avrei trattato in maniera più dignitosa la FIM, ma se fossi di Milano non farei 500km per vederla).
Questo, nel linguaggio di Sgarbi, significa “la città più brutta d’Italia”. Stateci, accettatelo. Sa benissimo che non è così, sappiamo benissimo che non è così. Non è neanche la più bella, quindi se vi aspettavate un pat pat sulla testa avete sbagliato atteggiamento. Cosa possiamo offrire ad un amante della bellezza classica (che non deve per forza essere Sgarbi)? Poca roba: alcune zone del paese sono carine, altre no. Si sta bene? A volte sì.
Ci sono storie, tradizioni e personaggi che riempiono quel vuoto che invece si avverte in altri paesi anonimi.
Per esperienza diretta, quanto ho appena affermato si percepisce quando gli elpidiensi vengono a contatto con altre persone, solitamente fuori dal paese.
Molti erano talmente incuriositi dai miei racconti che alla fine avevano davvero voglia di passare qui. Ad alcuni è piaciuto, altri l’hanno trovato un normale paese costiero, ma si sono divertiti.
Le parole di Sgarbi fanno male al paese perché fanno scoprire, per l’ennesima volta, che l’atteggiamento dei cittadini è sbagliato, provinciale, infantile.
Quindi non cercate di difendere l’indifendibile con foto di tramonti in pineta e allo stesso tempo non idolatrate le esagerazioni di un personaggio che è quasi un caratterista.
Al contrario, uscite da quello stato mentale per cui esiste solo Porto Sant’Elpidio e o fa schifo o è magnifico. Viaggiate, rubate con gli occhi da altre città gli esempi migliori, proponete, raccontate storie e tradizioni agli altri, anche quelle che vi sembrano più ovvie.
Gli ambasciatori del paese siete voi, non Sgarbi.
E a dirla tutta, converrete con me che neanche Sgarbi è fulgido esempio di bellezza apollinea (vedi foto).
La terza angolazione riguarda la pubblicità
Le parole di Sgarbi fanno male al paese perché sono cattiva pubblicità, intesa come diffusione a livello della pubblica opinione.
Per fortuna o purtroppo viviamo in un’epoca in cui è facilissimo informarsi e le notizie risaltano, correndo veloci e ubique. Se ad oggi dovessimo googlare Porto Sant’Elpidio perché la stiamo considerando come meta estiva, verrebbe fuori che è la città più brutta d’Italia. Data la scarsa capacità critica dell’internauta, probabilmente abbandonerebbe subito la ricerca ad appannaggio di un’altra meta.
Ma, per fortuna o purtroppo, le notizie vengono sostituite da altre notizie con estrema facilità. Quindi, supponendo che Porto Sant’Elpidio attirasse l’attenzione mediatica per qualche evento positivo, Google restituirebbe una visione del tutto edulcorata della nostra città.
Insomma, è l’occasione giusta per rimboccarsi le maniche: se qualcuno ha buone idee, le tiri fuori. E’ tempo di fare qualcosa “di unico e di grande”, come cantava Dalla.
Proponete e andiamo insieme a bussare alla porta dell’amministrazione comunale.
Speriamo c’apra.