Di Riccardo Marchionni
PORTO SANT’ELPIDIO – Il rapporto tra la maggior parte dei cittadini e la nostra amministrazione, si sa, non è dei migliori. Per questo il Sindaco e la sua giunta hanno iniziato un percorso di cambiamento nel modo d’agire amministrativo. O almeno hanno detto che vorrebbero iniziare a farlo.
Sui giornali abbiamo letto che i cittadini saranno protagonisti del progetto di Piazza Garibaldi e che l’amministrazione gira i quartieri per scrivere il bilancio in maniera partecipata. Ma se chiudiamo Granma e apriamo gli occhi, ci accorgiamo che questa partecipazione esiste soltanto nella mente dei nostri amministratori e sulle pagine dei giornali embedded.
Il 23 dicembre 2014 l’assessore Pasquali, riferendosi al progetto preliminare redatto dall’architetto di Moreschini(proprietario del Gigli), dichiarava: “siccome vogliamo la città e i commercianti protagonisti, a gennaio indiremo una assemblea pubblica e ragioneremo su tutto il piano che, come vedete, non è un progetto definitivo ma una idea di indirizzo di quel che vogliamo fare”. La tattica magistralmente mostrata da Renzi di fissare le scadenze ad un mese senza specificare l’anno è stata ben introiettata dai nostri amministratori: gennaio sì, ma di quale anno non si sa.
Invece dell’assemblea pubblica per parlare di Piazza Garibaldi, l’amministrazione pensa bene di organizzare un giro nei quartieri intitolato “Bilancio partecipato 2015”. Bisogna ricordare che all’inizio del mandato il Sindaco aveva concertato con le associazioni di quartiere un tour continuo durante l’anno per garantire quella vicinanza necessaria a tutti i cittadini tanto evocata in campagna elettorale. Fin da subito però, Franchellucci ha voluto cambiare le modalità di questi incontri: non più assemblee pubbliche con il quartiere, ma colloqui individuali vis à vis; appuntamenti poi spariti dalla sua agenda. Ora invece ci ripensa e cerca di far passare normali assemblee nei quartieri come bilancio partecipato.
Abbiamo già accertato che nei primi due incontri non si è minimamente parlato di bilancio, si è invece parlato dei soliti problemi che affliggono i quartieri da anni e che l’amministrazione sta goffamente cercando di riparare nell’imminenza di questi incontri. La tempistica di certi interventi in effetti sa di compitino svolto da portare all’assemblea.
Un importante dato che emerge da questa situazione è il grave malfunzionamento del rapporto tra associazioni di quartiere e amministrazione comunale. Uno dei compiti più importanti delle associazioni di quartiere dovrebbe essere quello di fare da trait d’union fra i cittadini del quartiere e l’amministrazione, raccogliendo di continuo informazioni sulle problematiche per poi farle presente all’amministrazione che una volta ogni due/tre mesi(come si era detto all’inizio) potrebbe far visita al quartiere per dar conto di ciò che è stato fatto per porre rimedio. Quando le associazioni fanno il loro lavoro, l’amministrazione non ci mette del suo. Più spesso invece, queste associazioni sono interpretate come uno strumento di potere da parte di chi le occupa per risolvere problemi personali, o grazie al quale ricevere degli incarichi diretti dal comune che ingraziandosi i vertici delle associazioni pensa di controllare un intero quartiere. Abbiamo visto che “elettoralmente” questo sistema funziona abbastanza bene. Ma al fine della buona amministrazione è decisamente deleterio.
Completa il quadro di autoreferenzialità di questa amministrazione l’idea di organizzare un “Question time” molto originale. Nella versione elpidiense infatti non sono previste come di consueto le domande delle opposizioni al governo, ma i vari componenti della maggioranza si fanno delle domande e si danno delle risposte da soli, in perfetto stile marzulliano, per poi mandarle alle redazioni dei giornali spacciandole come interviste vere. Dire che questa mossa è vergognosa è un eufemismo.
Alla luce di tutto ciò e senza approfondire nello specifico i vari argomenti, volendo soltanto analizzare il concetto di partecipazione che ha l’amministrazione, non possiamo che rimandare all’anno il Sindaco e la giunta. Non serve mettersi in bocca il bilancio partecipato per girare nei quartieri, bastava essere coerenti e conseguenti con gli impegni presi all’inizio del mandato. Vale lo stesso discorso per piazza Garibaldi: tante parole, pochi fatti concreti. La finta partecipazione è inutile e dannosa, gli amministratori perdono tempo e i cittadini si sentono presi in giro per l’ennesima volta.