Di Riccardo Marchionni
PORTO SANT’ELPIDIO – Sconforto e delusione sono i due sentimenti che si provano a vedere il triste spettacolo dello chalet Sudomagodo che rischia di franare in mare. Sentimenti che si provano pensando a quanto lavoro e quanti soldi sono stati investiti in una struttura turistica che per colpa di scelte clamorosamente sbagliate da parte dell’amministrazione rischia di venire distrutta dalla forza del mare. E non sarà neanche l’unico a subire le conseguenze peggiori di tali scellerate scelte. Infatti nella tarda mattinata anche alcuni cubi di cemento che sostengono la pavimentazione di Saxa Beach sono franati in mare lasciando la struttura in balia delle onde.
In mattinata c’è stata una riunione proprio allo chalet Sudomagodo con l’amministrazione e la Capitaneria di Porto e si è arrivati alla conclusione che nell’immediato(domani) ci sarà una delibera ad hoc per permettere il posizionamento di blocchi di cemento a difesa delle strutture nell’area che va dai casotti dei pescatori fino a Saxa Beach. Lascia tutti ammutoliti Cristiano Recanati(proprietario di Saxa Beach) quando arriva sul posto, commentando con un rassegnato “e adesso che ci inventiamo?”.
Franchellucci, proprio perché ha deciso di improntare la sua amministrazione in continuità con quelle passate ora ne paga il prezzo. Paga lo scotto del non poter dire chiaramente ed apertamente che il progetto di salvaguardia della costa portato avanti dai suoi predecessori non solo non è stato efficace ma è stato dannoso. Ed il non ammettere questa ovvietà, unito al rattoppare malamente le pecche passate lo rende un Sindaco dimezzato. Non può essere sincero con i cittadini ed ha le mani legate per colpa delle precedenti amministrazioni. Ora infatti, scaricare la colpa sulla Regione che non ha incluso la nostra città nel piano regionale di difesa costiera, equivale a buttare fumo negli occhi. I soldi la Regione ce li ha già dati pochi anni fa, e la nostra amministrazione li ha usati malissimo, inoltre a livello regionale si preferisce intervenire dove ci sono pericoli per le infrastrutture pubbliche, e non è il caso nostro.
C’è anche il consigliere Enzo Farina a guardare la scena, “hanno fatto il lungomare sud per poter mettere la bandierina, ma il problema parte proprio da lì. Il problema riguarda il progetto del lungomare sud, del marciapiede, dei pali posti al contrario e in tale quantità che guardando in lontananza coprono la vista della spiaggia, e degli chalet costruiti troppo a ridosso del mare. Mi ricordo quand’ero più giovane il mare arrivava fino a lambire la ferrovia quando c’erano le mareggiate”, commenta laconico Farina. E dà anche una visione d’insieme dei problemi della nostra città, “è ora di dire basta, non se ne può più, la nostra città è impantanata in quattro/cinque situazioni private che bloccano lo sviluppo a discapito di tutti. Questo è un modo di fare che non va più bene, bisogna dirlo”.
Su questo fronte il Sindaco rischia grosso. Rischia di pagare il conto aperto dai suoi predecessori. Se i balneari intentano una causa collettiva contro il comune, come la mettiamo? Chi pagherà? Toccherà fare un pellegrinaggio fino al quartiere San Filippo e al quartiere Cretarola per suonare il campanello dei due ex sindaci e anche(forse soprattutto) a casa del quasi ex capo dell’ufficio tecnico.
Il piano di difesa costiera è stato un bluff per mascherare la costruzione della darsena, le barriere soffolte sono state fatte buttando la terra in mare al posto delle pietre, e i danni provocati dai pennelli ora ce li chiedono indietro i balneari con le cause in tribunale; il “lungomare sud” è costato tantissimo, è stato realizzato male e troppo vicino al mare(perché non era stata risolta la questione Fim, altra ferita aperta), e i cittadini che ci camminano sopra e cadono chiedono giustamente i danni al comune. Ma che modo di amministrare è questo? E che Sindaco è quello che è fiero di amministrare in continuità con chi ha commesso questi gravi errori?
La scomparsa degli chalet non sarà una cosa facile da far scordare alla cittadinanza. Nazareno Franchellucci è ad un bivio, o prende le distanze e ammette il fallimento delle strategie fin ora adottate e va a chiamare chi ha sbagliato per chiedergli conto di ciò che ha fatto, oppure, se non ha il coraggio di fare questo, è meglio che se ne torni a casa, perché la città non può restare un minuto in più sotto al giogo dei rapporti di potere che hanno segnato fino ad ora la nostra vita amministrativa.