Io ti amavo ma sei di Porto Sant’Elpidio (partecipa al contest)

diecimilamepse

Di Redazione POST IT PSE

Amici di Post-it,
in occasione della spumeggiante serata del 5 agosto organizzata dall’Ass. Quartiere Centro presso le Grottacce di Porto Sant’Elpidio “DIECIMILA.ME LIVE feat. IO TI AMAVO” con Gaspare Bitetto, vi invitiamo a partecipare al contest più esilarante dell’estate: “IO TI AMAVO MA SEI DI PORTO SANT’ELPIDIO”.

Date sfogo a tutta la vostra fantasia ed al vostro estro satirico, le migliori battute verranno proiettate durante l’evento (al quale non dovrete mancare per nessun motivo al mondo!).

Io ti amavo ma sei di Porto Sant’Elpidio, l’unico evento che non vìola alcun regolamento cimiteriale.

Ecco a voi qualche esempio per stuzzicare la vostra malata fantasia satirica:

Io ti amavo poi hai comprato il seitan

io ti amavo ma poi hai ordinato la frittura solo calamari

io ti amavo poi sei andata in gita al cimitero

io ti amavo ma poi mi hai detto: “Lasciami all’angolo della casa cantoniera”

Io ti amavo senza quel ripetitore vicino casa tua

Io ti amavo ma poi mi ha detto il sindaco che ti ha visto tornare a casa in taxi

 

Scrivete le vostre battute sulla nostra pagina Facebook, o commentando questo articolo. Ci vediamo mercoledì sera alle Grottacce.

La VERA storia di San Crispino

Il 25 di Ottobre si festeggia San Crispino, patrono di Porto Sant’Elpidio, santo protettore dei calzolai. In pochi pero’ conoscono la storia del santo:

Secondo il ‘Martirologio Romano’ vengono collocati a Soissons nella Gallia belgica, ora Francia, santi Crispino e Crispiniano martiri. 1525140_10204557936778292_4053046593555438638_n

Crispino e Crispiniano erano due fratelli di origine romana appartenenti ad una famiglia aristocratica che, ad un certo punto della loro vita si convertirono al cristianesimo e si dedicarono al Signore diffondendo il Vangelo. Secondo la tradizione, di giorno predicavano e pregavano Gesù Cristo, mentre di notte lavoravano come calzolai.

La leggenda vuole che quando ormai l’impero romano stava crollando ed i contadini fuggivano all’incalzare delle orde di Attila, San Crispino e San Crispiniano una notte di Natale, tremanti di freddo, bussarono alla porta di una misera casupola di Crespy en Valois. Comparve una donna in lacrime. Con voce rotta dai singhiozzi, narrò che pochi giorni prima, suo marito era stato ucciso dai Vandali. Ora le rimaneva solo un bambino di due anni che piangeva in una culla. I due Santi, commossi, andarono ad abbattere un albero nel bosco vicino e intagliarono due rozzi sandaletti che posarono davanti al focolare spento. Poi si inginocchiarono in preghiera. Ed ecco che miracolosamente i trucioli che avevano gettato nel camino si misero a danzare e a brillare.
Non erano più trucioli di legno, ma pepite d’oro.

E così Crispino e Crispiniano furono proclamati patroni dei calzolai.

Ovviamente stiamo parlando di una leggenda come tante altre che aleggiarono sui santi dell’epoca per tutti i mestieri e le arti.

In realtà, secondo più approfondite ricerche storiche, Crispino e suo fratello Crispiniano erano gli unici due calzolai che non bestemmiavano ogni 5 parole pronunciate e per questo vennero canonizzati di diritto senza bisogno di ulteriori miracoli e non solo, furono uccisi giovanissimi e non fecero in tempo nemmeno a litigare e a fondare 2 nuove fabbriche con marchi simili come richiama la tradizione calzaturiera.

Molti i quadri che raffigurano il martirio dei 2 santi cacciabollettati a morte per ordine dell’imperatore Massimiano.75150A

Nonostante la fantasiosa leggenda, sono molti gli elementi che fanno pensare che i 2 santi siano realmente esistiti: i famosi zoccoli (conclamato simbolo natalizio francese) tramutati in pepite d’oro (Reliquia conservata nella collezione privata della famiglia Della Valle a Casette D’Ete) sarebbero in realtà eleganti scarpe decolletè con strass, Tacco 13cm, Plateau 4cm, Colore Oro. Ma non solo.

Lo stesso modello di evangelizzazione dei due santi trova riscontro nelle abitudini che si sono tramandate fino ai giorni nostri, adattandosi ai ritmi di vita moderni, infatti di notte molte fabbriche lavorano, tradizione rispettata soprattutto dagli orientali, mentre durante il giorno i calzolai non smettono mai di nominare Gesù Cristo.

L’etimologia del nome Crispino = dai capelli ricci, dal latino mentre Crispiniano = dai capelli ricci meshati.

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Forse il giorno di San Crispino è meglio conosciuto per essere citato da Shakespeare nell’Enrico V (1599), dallo stesso re nel discorso ai suoi uomini durante l’assemblea dell’Associazione San Crispino Eventi https://www.youtube.com/watch?v=BuZjHSsNbqw

Tra gli emblemi con cui vengono raffigurati oltre alle scarpe anche il simbolo della palma.

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E’ evidente che a Porto Sant’ Elpidio abbiamo bisogno di festeggiare anche Crispiniano, San Crispino da solo non basta.

Vittorio Lattanzi

“Nel mondo contemporaneo la devozione nei confronti di que­sti due santi appare alquanto ri­dimensionata e rimane più un in­teresse storico che religioso tenendo conto del fatto che co­munque sono raffigurati su di­verse opere di cui alcune, come quella appena ricordata, collo­cate ancora in edifici sacri. In realtà quanto avviene nel caso di questi due santi si verifica a pro­posito di quasi tutti gli altri santi patroni dei mestieri. Le ragioni non sono tanto di ti­po religioso quanto storiche nel senso che le associazioni di arti e mestieri nel corso dei secoli (tranne in qualche raro caso) han­no perduto la loro funzione e la loro ragione d’essere e sicura­mente non sono più una forza ag­gregante di primo piano come av­veniva nel Medioevo ed ancora in età moderna. Venendo meno l’as­sociazione che promuoveva il cul­to del proprio patrono la devo­zione poteva al limite assumere forme strettamente private per­dendo le valenze pubbliche.”  Prof. Laura Borello

[PostX] Pse città dell’estate, ecco il calendario ricco di eventi

Di R. Vit.

PORTO SANT’ELPIDIO – “I turisti ci chiedevano un volantino esplicativo delle attività, una guida, e così ci siamo adoperati anche perché gli eventi di questa estate continuano con grande dinamicità.” Esordisce così l’assessore al turismo Milena Sebastiani, nel presentare gli eventi clou dell’estate elpidiense. Ed eccoli qua, in un continuum tra tradizione ed innovazione, gli appuntamenti che ci aspettano da qui a settembre.

Venerdì 20 luglio ci sarà la prima edizione della “Contesa delle Maddalene”, con il patrocinio del comune autonomo di Lido tre Archi ed il finanziamento della Banca del Seme di Ascoli Piceno. I giochi inizieranno dalle 22:00 e si protrarranno fino a notte fonda, forze dell’ordine permettendo.

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Dopo tanti anni di attesa torna il “Palio del Mare”, finalmente un evento degno del quartiere che conta così di risollevare le sorti degli esercizi commerciali. Domenica 28 Luglio dalle ore 16:30 sfileranno i carri allegorici, in Piazza Garibaldi. Tante le novità, come la nascita di ben cinque nuovi rioni: Tracine, Sgombri, Calamari, Murene e Meduse.

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Dall’1 al 4 agosto, nella splendida cornice di villa Baruchello si svolgerà il famoso festival musicale “Gods of Metal”. Come di consueto si esibiranno i migliori gruppi metal del panorama internazionale in una quattro giorni con 5 palchi e 84 band. Stand gastronomici organizzati dalla Pro Loco. “È un onore per noi portare un evento di risonanza internazionale nella nostra città- ha commentato l’assessore Sebastiani, che continua – dopo il grande successo dell’anno scorso del Sun Burn Party, abbiamo capito che villa Baruchello è il luogo ideale per accogliere eventi di musica con la partecipazione massiva degli amanti del genere.”

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Preparate la pancia perché venerdì 17 e sabato 18 agosto si terrà la “prima sagra del cinghiale di mare”. Una due giorni di alta cucina in riva al mare, con scenografie che richiamano la bestia marina. I colori principali saranno il marrone cattedrale ed il rosso pirite. Nella cornice dell’evento si svolgerà il primo campionato del mondo di pesca al cinghiale da riva. Ospite speciale e testimonial dell’evento Angelo “Cinghialone” Peruzzi, che si esibirà in alcune parate e nella sua consueta sostituzione per problemi muscolari.

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E per concludere in bellezza l’estate un appuntamento sportivo che da anni attira giovani da tutta Italia, il 20 settembre si terrà il decimo memorial Enzo Farina, il mitico consigliere di Forza Italia perduto nei meandri della politica locale. Il torneo di calcetto si svolgerà nei pressi dell’ex stadio “Orfeo Serafini”, ed il ricavato sarà devoluto per l’acquisto di un defibrillatore per far ripartire l’opposizione. “È quello che avrebbe voluto il grande Enzo – commenta la Sebastiani – ed anche se potrebbe essere un autogol per l’amministrazione, vogliamo che l’opposizione si svegli un po’, se no in consiglio mi addormento.”

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Un ringraziamento speciale ai grafici del comune, Alessio Cimadamore e Marco Bastiani.

[Post.X] Il punteruolo rosso

di Vittorio Lattanzi

Monta la protesta degli studenti della sede distaccata dell’alberghiero “G. Ramsey” di Porto Sant’Elpidio contro la “Classe Pollaio” di 33 elementi in cui sono costretti a studiare. I primi a segnalare il problema sono stati i genitori di uno degli studenti, che avevano chiesto al proprio figlio: “chi è il tuo compagno di classe?”
E lui aveva risposto: “Quale? Quello sopra o quello sotto?”
L’enorme classe inoltre protesta per la mancata possibilità per i futuri cuochi di usufruire di un laboratorio di cucina. Ma come?! Un alberghiero senza cucina? Sarebbe come dare il brevetto da sub ad uno che non si è mai bagnato la testa.

Come tutti i progetti presentati per piazza Garibaldi, anche quello del punteruolo rosso per abbellire la palma nel giardino della piazza è entrato in contrasto con l’amministrazione. Come l’ex vicesindaco, l’insetto aveva presentato un progetto praticamente senza costi per il comune, che però entrava in conflitto con la futura costruzione dell’edificio previsto nel sedime dell’ex municipio. Proprio per questo al punteruolo rosso sono state revocate le deleghe prima di essere sterminato con tutta la sua famiglia, mentre gli altri punteruoli rossi sono passati sulla palma opposta, continuando però a sostenere il progetto del loro compagno, a differenza di “Patti chiari”.

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Periodo intenso anche per il sindaco Franchellucci: prima si è lamentato dei ritardi dell’ufficio postale dopo aver fatto due ore di fila, e poi ha redarguito le Poste per i continui ritardi nella consegna della corrispondenza. Successivamente l’arcano è stato svelato: il postino era Godot.
Come se non bastasse ha dovuto rispondere alle domande dei giornalisti che chiedevano se fosse vero che un investitore israeliano sia interessato all’acquisto del muro del pianto elpidiense: l’ex Fim. Franchellucci ha commentato: “nessuno mi ha messo al corrente di alcuna trattativa, lo giuro sulla Torah”.

Lavori in corso lungo la statale

Lavori in corso lungo la statale

Per concludere, ci sono stati nuovi sviluppi sul caso dell’agguato con spranghe e molotov in via Mameli. Il rumeno sospettato ha un alibi di ferro per quella sera: “Impossibile, io a quell’ora stavo sprangando un altro pappone rumeno”.

Shalom.

[Post.X] I cento passi a Pse

bedetta
di Sergio Marinelli
Oggi, mentre mi accingevo a uscire di casa, per la mia solita camminata quotidiana, m’è balenata una domanda. Anzi tre. Mi son chiesto: “Se’, ma tu sai contare?” “Sì” “E camminare?” “Sì, certo” “E camminare e contare insieme?” “Sì, dai fino a qua c’arrivo”, e mi son dato da fare. Ed ecco che già nei miei primi cento passi lo vedo. E allora non mollo, vado avanti per altri cento passi. Ed eccolo di nuovo. No, non è Tano Badalamenti a palesarsi di fronte a me, no, un altro nome affiora dai miei cento passi: Bedetta. Quel cognome affisso in ogni angolo del paese, sembra proprio un marchio fluorescente di un boss che marchia il territorio. La mia camminata frazionata in passi da cento lo rileva.
Ma per un momento torno sulla terra e più precisamente a PSE, e tiro un sospiro di sollievo: qua la mafia non c’è. E Bedetta è solamente l’agenzia immobiliare più famosa, che vende case e affitta. Non abbiamo pilastri sorretti da carne e cemento, nessuno getta via rifiuti tossici per trarne profitto.
E per qualche istante son fiero d’essere elpidiense.
Poi, un centinaio di passi più in là, vedo una serie di residenze dove, l’ultima di queste, lambisce la spiaggia.
Altri cento passi e trovo un sacco grigio laddove c’era un’isola ecologica. E’ logoro e dentro vi scorgo taniche di colle industriali semivuote.
Cazzo, vorrei poter gridare tutto il mio sdegno e inveire e satireggiare contro un Tanoseduto della minchia qualunque!
Ma qui non siamo mica a Cinisi, questa è PSE, e la mafia non c’è, non c’è, non c’è cazzo! No, ma una certa omertà si sta già crogiolando tra di noi.
Faccio altri cento passi e sono di nuovo a casa.

Post It Pse intervista Giorgio Montanini

1)      Giorgio Montanini, comico, attore, doppiatore, dottore in comunicazione, perito chimico, com’è cambiato il tuo mondo dopo il “salto” in Rai o ancora cerchi di fabbricare bombe artigianali?

Il mio mondo non è cambiato per niente dopo il salto in Rai. Perché li come ci sono andato ritorno qui; è un piccolo salto di qualità, ma soltanto mediatico perché sei visto da più persone. Riguardo la qualità artistica quella si perde in Rai, quindi un passo in avanti perché una puntata in televisione è vista da cinquecento mila persone, mentre per raggiungere quella cifra mi ci vorrebbero venti anni di teatri tutti pieni. Un’esperienza importante ma relativa. #Aggratis! È una trasmissione che era partita con un’idea, forte, di portare la Stand-up comedy in Italia, cosa che noi facciamo nei locali ma in televisione non c’era mai stata. Ma come è partita è fallita subito perché non è stata recepita immediatamente né dalla Rai né dalla produzione, e quindi siamo rimasti come i dieci piccoli indiani, sempre di meno finché siamo rimasti io e Pietro Sparacino. Per fare la rivoluzione prima fai tante battaglie, le perdi, e poi piano piano arrivi a quella finale e la vinci.

2)      Usando un’estensione morfologica, meglio fica o topa?

Questa della fica e la topa è assurda; quando si dice che questo paese è allo sfascio mica si vede dalla crisi economica, si vede da quanto sta indietro da un punto di vista culturale. Noi siamo un paese che sta veramente messo male. Se tu pensi che in televisione a mezzanotte non si può dire fica, capisci che la televisione non recepisce quello che è la realtà. Sessant’anni fa dire questa parola magari era rivoluzionario, per usare un termine abusato, oggi rischi di diventare già vecchio. Il fatto che non si possa dire è l’esempio lampante che un paese è arretrato culturalmente. Se loro considerano topa un termine più elegante, quando nessuno lo dice, forse in Toscana, secondo me è molto più volgare nell’accezione negativa, io che della volgarità faccio un cavallo di battaglia, volgarità da vulgus, linguaggio del popolo, che io cerco di riportare in maniera schietta e immediata, li non è permesso.

3)      La stand-up comedy riesce ad infrangere le barriere in Italia? Data la tua esperienza sul campo, credi che gli italiani siano pronti a ridere delle proprie perversioni?

Io penso di si. La satira comunque infrange dei tabù, finché ci sono è giusto che esista la satira; quando questi tabù saranno ormai infranti non ci sarà più bisogno di parlare di certe cose. L’Italia è pronta da trent’anni, stiamo in ritardo. Tutto quello che noi facciamo adesso in America avviene da cinquant’anni. Siamo stracotti per essere pronti a fare un  esperimento del genere. Ho fatto il mio spettacolo vietato ai minori, satirico, da Milano, Bergamo, Vicenza, centro Italia fino a Catania, dovunque sono stato nel 80-90% dei casi la gente che sapeva cosa andava a vedere si è divertita. Chi fa televisione, dirigenti ecc., non è al passo con quelle che sono le esigenze di una parte considerevole de pubblico. Perché noi possiamo anche essere una nicchia rispetto quello che può coprire la comicità nazional popolare, ad esempio Vanzina, Brignano, Siani; saremo sicuramente una nicchia ma di qualche milione di persone secondo me, quindi un programma televisivo ci starebbe perfettamente, teatri tutti pieni, quindi si prontissimi.

Manca una visione dell’offerta?

Si, manca qualcuno che si prenda la responsabilità, noi lo facciamo già sul palco; la devono prendere qualcuno che decide di fare qualcosa di diverso. La comicità in Italia è morta. Non è che me ne sono accorto io, quale programma comico oggi fa ridere? Ma non perché facciamo comicità solo noi, non è questo, ma quando tu hai fatto comicità per trent’anni sempre sulle stesse cose, su luoghi comuni, su tormentoni, fai ridere una volta, due, tre, poi diventa stantia quel tipo di comicità. Se Zelig chiude un motivo c’è. Questo la dice lunga sul livello della comicità in Italia.

Non potrebbe essere legato al controllo della politica, in questo caso la Rai, nei confronti della dirigenza?

Non so quanto la politica interverrebbe, ma sicuramente accadrebbe nella misura in cui tu riesci a fare certe cose; ad esempio disturbi qualcuno in televisione, ti arrivano diecimila mail di protesta perché insulti il papa, per dire una cosa, e allora qualcuno interviene. Ma se non interviene nessuno è perché tu non hai fatto una provocazione. La comicità è una tra le forme d’arte più nobili e ogni forma d’arte è rivoluzionaria in se. Se tu proponi cose a livello comico che non siano rivoluzionare da nessun punto di vista, facendoti rilassare sui tuoi luoghi comuni invece che sconvolgerti, lasciandoti di stucco, è una comicità reazionaria, funzionale al sistema. Dire che la donna pensa solo ai vistiti, che non ha mai voglia di fare sesso invece l’uomo è sempre arrapato, e che a Roma c’è il traffico, è una cosa che strappa una risata vuota ma lascia il tempo che trova. Secondo me uno che sale su un palco deve avere almeno qualcosa da dire, poi una volta che sai questa la puoi mettere anche in forma comica, o pittorica, o cinematografica, poi la forma d’arte la scegli tu. Non mi voglio definire un artista perché mi repelle che qualcuno mi definisca così, però bisogna capire da che parte stiamo andando. Si deve continuare con una comicità fatta di tormentoni che non dicono un cazzo o si può fare qualcosa che sconvolga positivamente lo spettatore?

Io parlo sempre della catarsi nel mio spettacolo, la funzione principale del teatro, la forza purificatrice che l’artista riesce a darti a te spettatore perché i vuoti e le paure della vita quotidiana le rivivi in una situazione protetta. Non ha senso dire una cosa se tutti la pensano a quel modo, peggio se è un luogo comune. Noi siamo un pó dei pionieri in Italia; perché le persone in televisione ci vedevano come degli alieni. La gente dice: “ho voglia di sentirlo?”. Tanti no ma moltissimi si.

“Martellate” contro “Martellone”? 

Ah ah ah, ma è bello prendere a martellate le cose! Se tu lo fai rompi il guscio ed esce fuori una parte che tu non conoscevi. Questo fa la satira. Guarda la stessa cosa che guardi tu e guarda lui, ma lo fa da un punto di vista diverso. “The Dark Side of the Moon”. La parte oscura della luna; noi guardiamo una cosa da dove nessuno ha voglia di andare a vedere, o ha paura di andare a vedere. Quindi dire quelle cose in pubblico che tu avresti paura di tirare fuori, sentire qualcuno che te le spara sulla faccia, ti lascia un attimo perplesso, colpito. Questa è la funzione della satira, rompere gli schemi.

4)      Secondo te c’è un mezzo per distinguere cos’è satira da cosa da cosa cerca di esserlo?

C’è il rischio di salire su un piedistallo dicendo che c’è un mezzo per distinguerla. Quello che penso io, ad esempio parlare di Berlusconi adesso, tutti sanno quello che ha fatto, sia chi lo vota che chi non lo vota. Questo è l’esempio più lampante, ce ne sono molti altri. Quindi che senso ha dire su un palco che Berlusconi probabilmente era colluso con la mafia, che è un puttaniere, un dittatore venuto in Italia pensando di fare la Repubblica delle Banane, ci occorre che lo dica io? Lo sanno tutti. Se stupra un bambino stasera e si ritrova un video che lo riprende, ci sarà chi dirà no non è vero è stato montano ad arte, è stato adescato, e ci sarà chi dirà basta di questo paese io me ne vado all’estero. È stupido.

Io sono molto più curioso di indagare su chi e perché si va a votare. Forse la democrazia è un sistema superato? Questo mi interessa. Perché se non c’è gente preparata ad accettarla, come nei momenti peggiore di un paese, quando c’è crisi economica, arretrato culturalmente, si trova male, difficilmente fa una rivoluzione democratica culturale, di solito fa una svolta reazionaria-autoritaria, fascismo e nazismo. Siamo in un momento in cui potrebbe tranquillamente avvenire una svolta autoritaria. Ecco, da questo punto di vista Beppe Grillo l’unica cosa “positiva” che ha fatto è intercettare voti che probabilmente sarebbero andati all’estrema destra; perché lui ha delle pulsioni estremiste. Lui vent’anni fa era uno che quando saliva sul palco tutti temevano cosa potesse dire, perché aveva dei connotati satirici molto forti. Adesso è uno che è salito sul piedistallo pontificando, dicendo cosa è giusto, cosa è sbagliato. Chi fa satira si sporca le mani di merda più di quelli che denuncia in quel momento; secondo me il pubblico non deve sentirsi accusato o indottrinato. Dovrebbe dire: “vedi, questo qui si mette in gioco per raccontarci una cosa e non è migliore di quello che racconta”. Perché io non sono migliore di quello che racconto dato che prima di tutto è già passato attraverso le mie esperienze.

Io che odio Brignano, anche dal punto di vista personale, lo trovo una persona scorretta artisticamente, come Siani per citarne un altro, è di cattivo gusto, non onesto intellettualmente. Chi sale su un palco non dovrebbe essere mai un paraculo, non dovrebbe essere disonesto intellettualmente nei confronti delle persone che hai davanti. Io mi posso permettere di dirlo perché non sono nessuno, lui è uno da cinquantamila euro a serata che riempie la curva sud del Napoli; e io quando vedo trentamila persone che osannano una persona mi viene in mente più il saluto romano piuttosto che un comico. Detesto chi sceglie la via più facile.

5)      Adesso stai lavorando a qualcosa?

Si ho appena fatto l’anteprima del mio terzo monologo satirico in tre anni; diciamo che nonostante tutto mi sono mantenuto abbastanza prolifico. Per questo devo anche ringraziare Satiriasi (n.d.r.  il progetto ideato da Filippo Giardina che racchiude spettacoli di Stand-up comedy V.M. 18) perché li noi dobbiamo lavorare come bestie per sei mesi e a fine anno ti ritrovi con un monologo praticamente pronto. Adesso ho fatto due giorni di anteprima e lo spettacolo è andato praticamente bene. Sono soddisfatto perché comunque non sai se è meglio questo di adesso o quello di prima, sono cose diverse, forme di provocazione diverse. Quello precedente era più senza speranza, più cupo, dove la razza umana ne esce distrutta. Questo c’è forse più speranza per le persone. Non lo so sinceramente, io mi diverto anche più del pubblico a volte. Speriamo vada bene com’è andato il precedente.

Giorgio Montanini

[Post.X] Troie a Pse

Attraversando per l’ennesima volta la statale del mio paese, mi sento osservato. Gli sguardi che mi fissano mentre scorro veloce con la mia Panda a metano, sono inquietanti. I volti accennano un mezzo sorriso. Ma non voglio cedere al loro richiamo, no, non mi avrete mai.

Allora capisco: sì, il vero problema sono loro, inutile negarlo, ormai hanno invaso il mio paese, in maniera oscena. E non vogliono che una cosa da me: il mio voto!
Ecco le vere troie! Ti propongono ogni cosa: una darsena, una piazza nuova, una strada, una bonifica, più controlli e servizi. Le modalità e i tempi sono da valutare. Promettono di togliere le troie (quelle finte) dalla strada. Ambiscono maledettamente alla tua firma da analfabeta sul loro simbolo.

Riempiono la tua cassetta con i loro mezzibusti, tagliano volutamente la parte inferiore per non incorrere a fraintendimenti con il corriere incontri.
Ma la cosa più dura da mandar giù sono gli slogan, rendono la cosa ancora meno appetibile. Ma ve le immaginate le puttane (sempre quelle finte) con gli slogan: “Nel mio didietro c’è posto anche per te” “Per dei testicoli più leggeri scegli me!” “Goditi il futuro, il prossimo quarto d’ora passalo con me!” No, invece sono concrete, te lo fanno un pompino per 30 euro e basta. Ma ve l’immaginate se una di loro, mentre sta facendo un servizietto, ti dice “Eh, questo pompino ha subito una maggiorazione in corso d’opera e costerà un po’ di più, e poi avevamo detto che te lo facevo stasera, ma mi sa che non potrò iniziarlo prima della settimana prossima.” No, dai, così fanno le troie vere, quelle immortalate in foto gigantesche che, per piazzarle ad un metro dalle vetrine, è dovuta intervenire la prefettura.

Allora mi tocca sognare. Sì, sognare che il futuro sindaco del mio paese sia il meno troia possibile. Qualcuno ha detto che la priorità di Porto Sant’Elpidio è eliminarle. Giusto, sono d’accordo, eliminate la troia che è in voi!

Buon voto a tutti.

                                                                                                                         Sergio Marinelli

[Post.X] Porto Sant’Elpidio è il paese che amo?

Continuo a interrogarmi su come sia veramente il mio paese. Mi chiedo se amo veramente questo posto dove sono nato e cresciuto. Sì, dai, nonostante tutto lo amo. E allora ho un’idea, voglio vedere se c’è qualcuno che, passando da queste parti, ha avuto un sussulto d’amore per Porto Sant’Elpidio.

Vado su Tripadvisor a guardare le recensioni. E leggo: “Passeggiare senza pensieri” “Bella passeggiata” “Ottimo per passeggiare, pedalare, pattinare” “Il lungomare sud e quello nord offrono una passeggiata davvero rilassante” “Lunghe passeggiate, a piedi o in bicicletta” “La mattina presto ottimo per fare jogging”
Cazzo, più che un paese, un tapis roulant.
Cosa ci manca, su via, in questi giorni in cui infervora la campagna elettorale per il nostro nuovo primo cittadino. Guardo la piazza e immagino… Ho dato un’occhiata ai vari progetti, sentito le varie proposte. Si cerca fondamentalmente la quadratura del cerchio-piazza. Chi presuppone l’utilizzo di edifici (ANCORA?), chi, con più pollice verde, di piante e aiuole varie.

Ma la vera chicca per il futuro della nostra piazza sarà la cosa da mettere al centro. Magnificare l’essenza del nostro paese innalzando nel mezzo ciò che più ci rappresenta. Un monumento alla PROMONTA. Magari in chiave futuristica, per rendere ancora più enigmatica la nostra radice comune. Ma ve la immaginate una scultura bronzea della PROMONTA, fatta, che ne so, da Arnaldo Pomodoro. Questo paese diventerebbe bellissimo, solenne e fiero in un sol colpo.

Racconteremo le storie di chi, davanti a quella macchina, ha sacrificato la propria esistenza. Ne narreremo le vicende come se fossero racconti partigiani: “Mio padre c’ha perso un polpastrello!” Esatto, lì, in quell’incavo sono saltate le dita degli elpidiensi. Lì, dove la scarpa prende vita.Allora continuate a camminare per il nostro lungomare, le scarpe vanno consumate, la strana bestia chiamata PROMONTA ha bisogno d’essere nutrita. Noi Elpidiensi anche.

                                                                                                                         Sergio Marinelli

[Post.X] Miracolo a Pse, il nome di un consigliere appare su un cubo di cemento

Blocchi

Ha dell’incredibile l’evento che si è verificato a P.S.Elpidio, un’anziana signora che per tutelare la sua privacy chiameremo ‘Marì, all’uscita della messa aveva notato una macchia color sangue su uno di quei bellissimi blocchi di cemento armato invecchiato 12 anni in botti di rovere che negli ultimi mesi hanno invaso la nostra cittadina e che hanno donato al nostro paese i caldi colori tipici dei paesi sovietici, una gioia per gli esteti, che servono da supporto a dei vessilli sponsorizzati.
Cosi’ incuriosita si è avvicinata al quel cubo grigio ed ha visto che quello strano liquido rosso in realtà, stesse trasudando proprio dal blocco formando una scritta (vedi foto)
che, secondo il parere di esperti mondiali nel campo della crittologia, corrisponderebbe a nome e cognome di un consigliere comunale arrivato a sostegno della giunta Andrenacci, mentre il suo partito stava rompendo proprio con quella maggioranza, ora ribattezzata ‘Giunta dei Miracoli’, ma sull’identità si mantiene il massimo riserbo.

La bonipertiana ‘Marì’, che era solita lasciare la messa prima del giro col piattino delle offerte usando la tattica del ‘vaco addè che dopo me sse fa scuro’ ne è certà, “mezz’ora prima non c’era!”. Intanto il Vaticano ha convocato d’urgenza la “commissione miracoli”, pare infatti che la parsimoniosa anziana sia tornata di corsa a mettere 20 euro sul piattino delle offerte, facendo gridare il curato al miracolo, e che la stessa scritta sia comparsa contemporaneamente in quasi tutti gli altri blocchi.
Centinaia i fedeli accorsi in adorazione dei cubi di cemento mentre in città Don Dario cerca di minimizzare l’evento: “E’ presto per parlare di intervento divino, Marì c’ha quasci 70 anni se pò esse ‘mmoccò rincojonita” ed aggiunge: “Vittò e basta a scrie le cazzate, piuttosto battezza ‘ssa frica!”, pur sapendo benissimo che non solo non si è candidata per diventare Sindaco, ma che non sta neanche sulle liste.

Vittorio Lattanzi

Blocchi1

[Post.X] Dove sono gli elpidiensi?

Secondo me un candidato Sindaco, oltre cercare di capire i bisogni dei cittadini, deve porsi una domanda seria: “Ma cosa pensa un forestiero quando attraversa questo paese” Io questa domanda me la sono posta mille volte. E’ che non volevo farmi trovare impreparato, e lo dico ad ogni elpidiense: cosa rispondereste ad un turista se vi chiedesse quali sono le attrazioni del posto? Le puttane, e se ve lo chiede una ragazza o un’innocente famigliola? Allora il mare, ah il mare funziona sempre. E se siamo in inverno? Be’, allora un bel tour nella zona del cuore dell’artigianato calzaturiero. Magari a comprare un bel paio di scarpe da Loriblu, quelli che fanno le calzature per i presentatori della Rai! E se hai davanti un tedesco con degli scarponi da trekking che se ne fotte delle scarpe alla moda?
Ecco, allora cosa? Specializziamoci! Diamo un’impronta a questo paese. Abbiamo le puttane, sfruttiamole noi cittadini, tutti. Sì, sto parlando di turismo sessuale, perché no? Ci sono, hanno invaso la statale, facciamole lavorare per il bene comune.
Poi cosa? Ah, i cinesi, sfruttiamo anche loro ok, lo vogliono, ce lo chiedono. Accettano una miseria per lavorare ore e ore senza pausa. Paghiamoli con dei buoni pasto, sono dei buon gustai, credetemi, invaderanno i nostri ristoranti.
Allora, che cosa pensa un forestiero che attraversa Porto Sant’Elpidio percorrendo la statale, vedendo tutte quelle vetrine dei negozi cinesi dietro alle prostitute dell’est?
Secondo me pensa: “Ma dove cazzo sono gli elpidiensi?”
Già, e lo penso anch’io, dove cazzo siete finiti tutti?

Sergio Marinelli