Referendum Trivelle, un convegno per votare consapevolmente

Di Redazione POST IT PSE

PORTO SANT’ELPIDIO – Venerdì 1 Aprile alle ore 21:15 si terrà presso “La Piccola” un incontro pubblico per parlare del referendum abrogativo di domenica 17 Aprile.

Il referendum, richiesto da 9 Regioni(tra le quali la Regione Marche) chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.

La domanda che i cittadini italiani troveranno sulla scheda è “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”

Chi vuole eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle restino senza una scadenza deve votare no.

Non cambierà invece nulla per le perforazioni su terra e in mare oltre le 12 miglia, che proseguiranno, né ci saranno variazioni per le nuove perforazioni entro le 12 miglia, già proibite dalla legge.

Degli aspetti tecnici e degli approfondimenti sul tema se ne occuperà Gian Vittorio Battilà, Dottore di ricerca in Ingegneria, con esperienza lavorativa nell’ambito di discussione. Degli impatti ambientali e delle prospettive future per le energie rinnovabili ne parleranno Carlo Baleani, membro del direttivo di Legambiente Fermo, e Andrea Bagalini, direttore regionale Legambiente.

Quest’incontro è stato promosso dai gruppi consiliari di opposizione e dal comitato cittadino “Vota Si per fermare le trivelle”. Per quanto riguarda il partito di maggioranza relativa, si registra la sua posizione astensionistica assoggettata alla posizione ufficiale del governo.

 

 

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Goletta Verde lancia l’Sos Coste nelle Marche

Consumo di suolo, rischio idrogeologico, depurazione, stato di salute dei fiumi e bonifiche. Cinque sfide da affrontare con urgenza per quella che appare come una vera emergenza ambientale per le Marche. Il circolo di Porto Sant’Elpidio rilancia: “L’ex Fim non sia emblema della speculazione immobiliare”.

Di Marco Vesperini e Alessio Cimadamore 

CIVITANOVA – La Goletta Verde di Legambiente ha toccato le coste marchigiane per rilanciare la difesa dell’ambiente costiero e dei mari. L’imbarcazione, simbolo della campagna di Legambiente, è arrivata sabato scorso a Civitanova e sosterà nelle acque marchigiane per tutta la giornata di oggi.

Al centro il rilancio del riciclo nella stagione turistica e la lotta alle trivellazioni nel mare Adriatico per la ricerca del greggio. “La ricerca di idrocarburi in questo mare, con un ecosistema così delicato, non è conveniente – afferma l’assessore all’ambiente cvt –  Per pochi spiccioli non dobbiamo barattare il futuro delle nuove generazioni”. Il presidente del Cosmari, nome, ricorda la campagna fatta in questi giorni per promuovere la differenziata, anche e non solo, negli eventi come il festival celtico di Monte Lago, dove, insieme ai volontari di Legambiente, si è promossa la raccolta differenziata ‘tenda a tenda’ per promuovere il rispetto dell’ambiente e del territorio. “Messo in piedi, già da un anno, una convezione con il comune di Civitanova Marche per smaltire i rifiuti delle imbarcazioni direttamente in porto con un ciclo differenziato”. Cercando anche i spronare i turisti a riciclare, un fattore importante che riduce la produzione di indifferenziato.

“Le bonifiche sono un tema che nelle Marche è spesso sottovalutato o affrontato con troppa leggerezza – dichiara Luigino Quarchioni, presidente regionale di Legambiente – Nei territori coinvolti, dove la bonifica non è stata fatta o è parzialmente realizzata, l’inquinamento ha gravato in tutti questi anni sulla salute della costa e sulle acque marine. Non c’è più tempo, occorre accelerare il processo di risanamento ambientale, bonificando in tempi non geologici le falde e le aree inquinate”. Goletta Verde denuncia, tra i vari siti costieri, la mancata bonifica dell’area ex-Fim. Nel sito è presente un inquinamento chimico sia dei terreni che della falda acquifera, ad oggi, secondo le stime del d.a.t., il dirigente dei Lavori Pubblici Stefano Stefoni, rimasto al 30%. Bonifica iniziata nel 2008 e ferma da ben tre anni. Il circolo di Porto Sant’Elpidio denuncia: “L’ultimo progetto urbanistico, insieme al richiesto aumento delle volumetrie, fanno della Fim, anzitutto, un’occasione di speculazione finanziaria piuttosto che un’occasione per il recupero e riequilibrio della città e del suo territorio. Legambiente è ancora qui a sollecitare la definitiva integrazione del progetto di bonifica, la fine dei lavori e la relativa certificazione. Vorremmo che la città finisse di pagare e che la Fim non diventasse una garanzia finanziaria”.

Pubblicati in giornata i risultati dei prelievi effettuati nei giorni scorsi e la notizia non è delle migliori: 10 dei 12 punti campionati risultano “fuorilegge”. La depurazione resta una delle sfide da affrontare con urgenza. E nella nuova procedura di infrazione dell’Unione europea finiscono 46 agglomerati urbani marchigiani. Segno che le buone intenzioni e gli sforzi non bastano ancora.

Foto: Alessio Cimadamore ph

I risultati dei prelievi: http://legambientemarche.org/article.php?sid=4151&mode=thread&order=0

Legambiente: “Operazione finanziaria sulla Fim”

L’accordo di programma approderà il 23 giugno in provincia. “Questo accordo prevede una variante urbanistica che aumenta da 22.000 a 35.000 i mq di costruito, e nessun amministratore ha saputo spiegare il perché un aumento di 13.000 mq”. Un aumento delle volumetrie senza giustificazione secondo Legambiente, dimenticando di applicare alla lettera la legge che, con il decreto Ronchi del 1993, applica il principio del “chi inquina paga”. 

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Di Marco Vesperini

PORTO SANT’ELPIDIO – L’accordo di programma si avvicina ed insieme la fine della Provincia di Fermo come la conosciamo oggi. Infatti la provincia verrà commissariata per attuazione del disegno di legge sull’abolizione del Governo Renzi. Il medesimo ente che lo scorso anno approvava un documento per lo stop al consumo del suo territorio, oggi dovrà approvare 35.000 mq di cemento a ridosso del mare.

“La Fim è uno dei 6000 siti di interesse regionale e locale per i quali resta da quantificare il giro di affari finalizzato al risanamento ambientale – afferma il circolo cittadino di Legambiente – Nel nostro caso si è scelta la pregiudiziale urbanistica e l’interesse privato a scapito del risanamento ambientale”. Il risultato di tale scelta è stato uno stallo che dura dal 1990. Facendo una fotografia ad oggi vediamo che il progetto di 22.000 mq dell’azienda Palazzetti, risalente a fine al 1998-99, è stato integrato con 13.000 mq perché sembrerebbe che l’inquinamento sia più del previsto, un dato questo che è tutto da accertare perché ancora devono arrivare i risultati dell’Arpam sugli ultimi rilevamenti, dopo che la bonifica è stata fermata nel 2011. Eppure questo non giustificherebbe tale aumento di volumetria dato che la legge prevede ben altro sui siti di inquinamento, anche di proprietà che hanno acquisito postumi i terreni; infatti la legge prevede che “le spese sostenute per la messa in sicurezza, la bonifica e ed il ripristino ambientale delle aree inquinate[…]sono assistite da privilegio speciale immobiliare sulle aree medesime, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2748, secondo comma, del codice civile. Detto privilegio si puo’ esercitare anche in pregiudizio dei diritti acquistati dai terzi sull’immobile”.

L’attuale proprietà ha acquisito il 98% delle quote dai vecchi consorzi pubblici di Macerata, Fermo, Pesaro, cui uno dei soci di maggioranza, insieme alla Generale Costruzioni, è l’Ecoelpidiense S.r.l.; oggi azienda privata che all’epoca dell’acquisto, 2006, era ancora a tutti gli effetti una partecipata mista in cui il Comune deteneva il 43%. Legambiente si chiede il perché di una variante urbanistica su un’area ancora inquinata? “La tecnica è quella di mettere tutti davanti al fatto compiuto. 35.000 mq di costruito su un progetto di massima praticamente inesistente; un nuovo quartiere che nessuno sa, ad oggi, se verrà realizzato”. Il timore espresso dagli ambientalisti è che, con l’aumento del valore dato al lotto grazie alla variante urbanistica, la proprietà metta a sua volta in vendita le quote, attuando una mera speculazione finanziaria su un sito inquinato dove l’Amministrazione allora guidata dal sindaco Mario Andrenacci, nel 2008, aveva estinto finanche le cause per danno ambientale, in cui si aspettava ormai solo la sentenza, portate avanti dai precedenti amministratori per 20 anni: cause che, in caso di riconoscimento del danno causato dall’inquinamento, avrebbero fatto entrare nelle casse comunali diversi milioni di euro. Soldi che sarebbero potuti essere usati per la bonifica e per un progetto alternativo.